Le Regioni dell'Italia centro-settentrionale

Il ritiro del DDL “Autonomia” sgarbo all’Italia che funziona

Unito a una Legge di Bilancio non referendabile, il regionalismo diversificato avrebbe affidato a Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto la cura del Recovery Plan

Ancora una volta la politica italiana mostra il volto peggiore di sé; ancora una volta, il lato oscuro del (fu) Belpaese scende in campo contro le energie migliori e più vitali distribuite sul territorio nazionale, contro i ceti produttivi accolti dalla pianura padana; , insomma, contro i territori più efficienti, virtuosi e organizzati.

Il processo democratico cominciato nell’ottobre 2017 dalle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto (la prima con il voto dell’Assemblea Legislativa, la seconda e la terza con referendum consultivi risoltisi in sì entusiastici a favore di un regionalismo differenziato, di un’autonomia maggiore…) subisce una battuta d’arresto che potrebbe non essere recuperabile nel breve periodo.

Rinviata la Legge Quadro, senza un… perché

Il progetto della Legge Quadro destinata a fissare i parametri di riferimento per il regionalismo asimmetrico, definito al termine dei lavori di due Commissioni Parlamentari e del lungo processo di negoziazione fra Bologna, Milano e Venezia e la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel corso del 2018 e 2019, incarnata prima da Paolo Gentiloni e poi da Giuseppe Conte, è stato infatti stralciato dalla Legge di Bilancio approdata a fine dicembre a Montecitorio e Palazzo Madama, senza che una sola voce libera e di dissenso si levasse pubblicamente contro un tale “scempio”.

Accordo preliminare tra il Governo e la Regione Emilia-Romagna
Accordo preliminare tra il Governo e la Regione Lombardia
Accordo preliminare tra il Governo e la Regione Veneto

Anzi, le “ragioni delle Regioni”, così potremmo definirle, le pulsioni a fare da sé nel rispetto dei principi affermati dal Titolo V della Costituzione della Repubblica, sono sotto l’attacco di una rete “reazionaria”, allergica a ogni forma di progresso, che interessa dipendenti pubblici, estrema sinistra e organizzazioni del Sud.

Il 18 dicembre, benché ostacolati dalle misure anticoronavirus, diversi cittadini e cittadine hanno manifestato in tutta Italia contro gli aneliti di libertà di emiliano-romagnoli, lombardi e veneti, esibendosi in 25 città davanti alle Prefetture o alla sedi delle Amministrazioni Regionali. Un sedicente “Comitato nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze” è sceso in campo per contestare un normale processo democratico, protrattosi per un quinquennio nel solco dei diritti costituzionali e meritevole di vedere termine.

Regioni a statuto speciale e ordinario
Regioni a statuto speciale e ordinario

Assistenzialismo malato o sane perequazioni?

L’idea di questo gruppetto, smentito da un secolo e mezzo di cronico ritardo del mezzogiorno d’Italia, è che una seria attuazione del regionalismo dovesse imporre dapprima lo stanziamento di un adeguato fondo pluriennale di perequazione del divario tra i territori e soltanto successivamente si potesse avviare una seria riflessione sui livelli uniformi di prestazioni sociali su tutto il territorio nazionale, attraverso “condivisione e partecipazione”.

Varie voci del mondo culturale ed accademico si sono levate pretestuosamente contro “un processo di balcanizzazione” del Paese, pretendendo assurdamente di mettere in guardia i cittadini contro il “pericolo eversivo insito nelle spinte autonomistiche innescate dalle Bozze di Intesa firmate il 28 febbraio 2018 da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e dall’Esecutivo di Paolo Gentiloni”, “pericoloso” (?) Commissario Europeo all’Economia.

L’Europa dei piccoli Stati e un federalismo appena abbozzato…

Nella Nazione in cui bisogna dubitare della validità dell’esito dei plebisciti che fra il 1859 e il 1866 conferirono una legittimazione all’unificazione italiana, soprattutto nei Ducati di Parma e di Modena, nel Veneto, nelle Legazioni più settentrionali dello Stato Pontificio e nel Granducato di Toscana, non è dunque possibile “ricercare una felicità”, per dirla con la spesso evocata e ammirata Costituzione degli Stati Uniti d’America, che passi attraverso il conferimento di un’ampliata autonomia a territori della Penisola che per secoli furono felicemente indipendenti, e non a caso…

Nord, 100 miliardi di euro di residuo fiscale

Va da sé che ogni Paese ha il dovere materiale e morale di lanciare all’attacco le truppe più fresche, addestrate ed efficaci, soprattutto in un contesto mondiale altamente competitivo: nel caso dell’Italia le Regioni non soltanto capaci di un notevole Prodotto Interno Lordo, ma che ogni anno destinano rispettivamente 55, 18 e 15 miliardi di euro a tutte le altre per il tramite del residuo fiscale: un’espropriazione bell’e buona delle imprese e dei lavoratori del quadrilatero che va da Rimini a Varese e da Piacenza a Belluno, ma al quale si potrebbero ben aggiungere Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Trentino-Alto Adige/Südtirol e Friuli-Venezia Giulia.

Quella Confederazione Italiana nata e sepolta a Zurigo

In un anno drammatico in cui la stampa cosiddetta “mainstream” ha fatto la gara ad esaltare Palazzo Chigi e a ridicolizzare i territori del nord e i “governatori” Stefano Bonaccini, Attilio Fontana e Luca Zaia, la memoria non ha potuto non correre al fallimento quasi sotto silenzio del municipio di Catania nel dicembre 2018: uno scandalo innescato da un buco, accertato dalla Corte dei Conti, di almeno 1,6 miliardi di euro e per il quale i 2.500 (!) dipendenti comunali erano incapaci di riscuotere più del 6 per cento delle multe nel 2016 e più dello 0,45 dell’evasione arretrata nel 2015.

Italia, richiesti “tempi certi per il regionalismo differenziato”
Italia: “Sull’autonomia diversificata, il Governo è pronto”

La Legge Quadro, circolata in due bozze alla fine del 2019 e che si temeva potesse essere subito anestetizzata dalla pandemia, è stata annunciata vanamente nel NADEF 2020 (“Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terza comma, Costituzione”) o “Nota di aggiornamento al DEF”: un disegno di legge collegato alla manovra finanziaria che avrebbe potuto già integralmente e definitivamente devolvere la sanità alla potestà legislativa delle Regioni, nel concreto come prima materia di attribuzione agli enti locali del regionalismo differenziato.

Regioni a statuto ordinario e speciale
Regioni a statuto ordinario e speciale

Il pericolo del referendum è da disinnescare

Si sarebbe trattato di una norma di rango ordinario, però collegata alla Legge di Bilancio; in quanto tale, sarebbe stata sì modificabile dalle maggioranze parlamentari, ma sottratta alla volontà di abrogazione tramite referendum popolare, ferme restando le Bozze di Intesa già siglate da Bologna, Milano e Venezia con il Consiglio dei Ministri nel corso di negoziazioni durate un quinquennio.

Italia, perché l’autonomia differenziata “è” la Costituzione
Italia, la legittima attuazione dell’autonomia differenziata

Tale circostanza avrebbe “blindato” il regionalismo emiliano-romagnolo, lombardo e veneto, impedendo che la raccolta di 500.000 firme o il voto di cinque Consigli Regionali rimettesse in discussione tutto, attivando il meccanismo referendario di abrogazione previsto dall’articolo 75 della Costituzione.

Essendo un finanziamento una tantum, il Recovery Plan avrebbe permesso alle tre Regioni in parola di gestire in prima persona le risorse, rendendo giusto omaggio ai territori più sviluppati, moderni ed “europei” del Paese, alle locomotive italiane. Ma ciò non è tutto.

Rapporti diretti fra Regioni, UE e altre Nazioni

Cessata l’emergenza del COVID19, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto avrebbero potuto intestarsi ben 23 competenze specifiche che coinvolgono la dimensione economica, legislativa e sociale (forse non la scuola, per la ritrosia di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle nella persona di Giuseppe Conte), ma soprattutto innescato, finalmente, rapporti diretti tra Bologna, Milano e Venezia e l’Unione Europea e altri soggetti internazionali, così come avviene ai Länder di una Germania prima della classe…

50esimo anniversario della nascita delle Regioni italiane
50esimo anniversario della nascita delle Regioni italiane