La “nuova” Legge COVID19 supera lo scrutinio degli svizzeri
Il 28/11 approvate due misure sanitarie (la politica del Consiglio Federale e il sostegno agli infermieri) e bocciato il sorteggio dei giudici
Due conferme, un respingimento. È questo il bilancio dell’ultimo turno di votazione popolare in Svizzera del 2021, con referendum che avevano ad oggetto le modifiche del 19 marzo scorso alla legge di gestione all’epidemia di Coronavirus, un’iniziativa a supporto dell’attività degli infermieri e, infine, un’ipotesi di sorteggio anziché di nomina politica dei giudici federali.
Il certificato COVID ha superato senza ostacoli la prova delle urne con il 62 per cento dei consensi. Le misure anti-Coronavirus, vivacemente contestate nelle piazze della Confederazione, incontrano dunque ancora il favore della maggioranza.
A essere sotto scrutinio non era soltanto il COVID Pass, bensì anche l’estensione degli aiuti finanziari e del tracciamento dei contagi inclusi nella modifica marzolina della normativa, che era peraltro già stata approvata nella versione originale il 13 giugno scorso dal 60,2 per cento dell’elettorato elvetico e respinta appena in qualche Cantone della Svizzera centrale e orientale
Sono soltanto due gli Stati che hanno respinto la modifica della legge modificata il 19 marzo: Appenzello Interno, dove i giudizi favorevoli non hanno superato il 44,2 per cento, e Svitto, con il 51,4 delle preferenze contrarie.
Campionessa del “sì” è risultata Basilea Città (70,6 per cento), dinanzi al Ticino, con il 65,3 dei voti. Nei Grigioni, altro territorio di confine, la Legge COVID-19 è stata approvata dal 60,9 per cento dei cittadini e delle cittadine svizzeri, mentre l’Appenzello Esterno è apparso il più incerto con il 50,7.
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Si tratta di una votazione che aveva acceso gli animi dell’intera Nazione elvetica: lo rammenta l’altissima affluenza alle urne (circa il 65 per cento), la quarta più alta dal 1971 ad oggi, allorché alle donne fu concesso il diritto di voto a livello federale
Nei Cantoni germanofoni, i “sì” sono aumentati di circa 4 punti percentuali, ha illustrato Lukas Golder, condirettore di gfs.bern. “Nei Cantoni particolarmente critici, dove ci sono soprattutto molte persone non vaccinate, un numero maggiore di individui ha votato ‘sì’ rispetto rispetto a giugno”. In Romandia e nelle aree di lingua francese è accaduto invece il contrario, cioè è cresciuto lo scetticismo.
Regula Rytz (Verdi), la Consigliera Nazionale che ha palesato una posizione non dissimile da quella dell’Unione Svizzera degli Imprenditori (USI) e dell’Unione Sindacale Svizzera (USS) e che abita a Berna, ha invitato chi si oppone alla Legge COVID-19 ad accettare il risultato del referendum, parlando con “20 Minuten”.
Al contrario, il movimento “Mass-Voll, il quale era in prima linea nelle manifestazioni contro le misure restrittive anti-pandemia, non ha affatto accettato il risultato della votazione.
“Alla luce delle massicce irregolarità, che in questa entità non hanno esempio nella storia recente, riteniamo l’esito del voto non legittimo e non vincolante per noi”, hanno diffuso via Twitter.
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Un sì netto all’iniziativa “Per cure infermieristiche forti”
L’appello del personale sanitario svizzero a tutela della propria professionalità è stato accolto dal popolo, che domenica 28 novembre ha accettato alle urne l’iniziativa “Per cure infermieristiche forti”, con il 61 per cento dei consensi.
Come noto, gli infermieri sono e sono stati molto coinvolti nella lotta contro l’epidemia di Coronavirus, che ha interessato tutto il mondo. Applauditi dai balconi durante il confinamento nella primavera del 2020, domandavano da tempo azioni concrete per far fronte alla penuria di curanti in Svizzera.
Ad eccezione dell’Appenzello Interno, il sostegno è stato unanime ovunque. Il testo dell’iniziativa ha così superato lo scoglio della doppia maggioranza (del popolo e dei Cantoni), condizione indispensabile affinché una proposta popolare sia accettata.
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Si tratta di una delle iniziative con i maggiori consensi da quando è stato introdotto questo strumento di democrazia nel 1891, tanto più che l’affluenza è stata particolarmente elevata (al 65 per cento): è anche la prima volta negli ultimi quarant’anni che un’iniziativa appoggiata dai sindacati è accettata dall’elettorato.
“È una giornata storica!”, ha commentato Sophie Ley, presidentessa dell’Associazione Svizzera delle Infermiere e degli Infermieri (ASI). “La popolazione condivide i valori difesi dall’iniziativa, anche se la politica non ha voluto ascoltarli”, ha affermato in un’intervista alla Radio Télévision Suisse.
La popolazione elvetica “ha seguito il cuore”, ha invece detto Isabelle Moret, leader dell’Associazione degli Ospedali Svizzeri H+, contraria all’iniziativa. “Con il risultato di oggi, il popolo ha mostrato il proprio appoggio al personale negli ospedali, anche se questo implica un aumento dei costi della salute e quindi dei premi dell’assicurazione sanitaria di base”, ha affermato.
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E la “Iniziativa sulla giustizia” non fa breccia fra gli elettori
Il 68,1 dell’elettorato svizzero ha affossato la proposta “Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggio”, la quale non ha avuto successo in alcun Cantone.
Il testo proponeva che la carica di giudice federale fosse assegnata tramite estrazione a sorte da una lista di persone considerate idonee alla professione e stilata da una commissione peritale designata dal Governo.
L’iniziativa prevedeva inoltre che il mandato non avesse più una durata precisa, ma scadesse cinque anni dopo il compimento dell’età normale di pensionamento. Soltanto in caso di gravi violazioni dei doveri d’ufficio o di malattia, sarebbe stato possibile il licenziamento del giudice federale da parte del Parlamento.
Conosciuta come “Iniziativa sulla giustizia”, è stata promossa da un comitato di cittadini e cittadine guidato dal ricco imprenditore Adrian Gasser, titolare del gruppo Lorze di Zugo.
Il comitato sosteneva che il “sorteggio qualificato” sarebbe stato il modo migliore per “spoliticizzare” l’elezione dei giudici federali. Attualmente, il Parlamento elvetico assegna le cariche badando che le forze politiche siano equamente rappresentate: ciò comporta che i candidati e le candidate siano membri di un partito.
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Il campo del “sì” contestava altresì la cosiddetta “tassa di mandato” versata dai magistrati al proprio partito, che non ha eguali al mondo. In cambio di questa quota, egli può contare sull’appoggio del movimento politico durante la rielezione.
Queste preoccupazioni sono condivise anche dal Gruppo di Stati contro la Corruzione (GRECO) del Consiglio d’Europa, che ha rimproverato Berna per un sistema giudicato un po’ a rischio.
“Il popolo svizzero ha fiducia nell’indipendenza della magistratura e non vuole esperimenti”, ha commentato Karin Keller-Sutter, a capo del Dipartimento Federale della Giustizia: “Il sistema attuale non è perfetto, e le discussioni continueranno per migliorarlo”, ha soggiunto dopo la pubblicazioni dei risultati della votazione.
“Questo ha sabotato la formazione dell’opinione”, ha detto l’iniziativista zughese Adrian Gasser. “Lo Stato e i partiti politici non hanno voluto informare la popolazione”, ha aggiunto a mo’ di reazione, dicendosi convinto che “in due o tre anni” sarebbe stato in grado di sensibilizzare le persone.
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