Il padovano Andrea Trevisan è il CEO della società Prometeo

Andrea Trevisan: “Vorrei la nostra tecnologia usata da tutti”

CEO di Prometeo, l’imprenditore padovano parla di sé, del successo dei dispositivi a Coerenza Elettrodinamica Quantistica e della sua Regione

Andrea Trevisan, laureato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, nonché recente membro dell’associazione “Swiss Federalism”, è uomo dal background davvero ricco e solido, a vocazione prettamente finanziaria, ed è amministratore e cofondatore di una delle società di engineering più all’avanguardia d’Italia: Prometeo.
Quest’ultima nasce a Padova nel 2003 con lo scopo di progettare e realizzare apparecchiature che utilizzano le conoscenze della Coerenza Elettrodinamica Quantistica. Tale realtà, in dettaglio, si avvale di molte collaborazioni interdisciplinari nei settori della fisica, elettrochimica, biologia, medicina, scienze veterinarie e dell’ingegneria. I suoi ricercatori sono noti nel mondo scientifico per le loro scoperte sul comportamento della materia vivente. I fondamenti sono contenuti in numerosi articoli editi in riviste internazionali e, sostengono, che “questa tecnologia avrà un enorme successo nei prossimi anni nei campi della medicina e dello Health Care, in veterinaria e in agricoltura”.

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Andrea Trevisan, CEO di Quec Physis, durante la cerimonia conclusiva del Premio Start Up e PMI Innovative il 18 settembre a Zurigo
Andrea Trevisan, CEO di Quec Physis, durante la cerimonia conclusiva del Premio Start Up e PMI Innovative il 18 settembre a Zurigo

Da un’indagine svolta presso i medici che da anni utilizzano Quec Phisis: l’86 per cento lo considera un buon investimento, il 93 lo consiglierebbe a un amico o collega, la metà degli intervistati è rientrato dell’investimento in un periodo compreso tra i 12 e i 18 mesi (il 12 per cento in soli 6 mesi) e il 97 per cento dei pazienti sottoposto a terapia si dichiara soddisfatto, di cui il 60 “molto”.
Il cavallo di battaglia è rappresentato dall’apparecchiatura “QPS1” (CE Notified Body Number 0476) che, secondo un recente sondaggio condotto da Prometeo, dimostra un grado di soddisfazione di oltre il 90 per cento sia per gli operatori sanitari che per i pazienti e le persone che lo utilizzano in campo medico, del benessere, nell’estetica e nello sport.
Questo tipo di tecnologia può essere applicata anche in altri settori, oltre quelli suddetti. Difatti recentemente la società padovana ha stretto una collaborazione con un’azienda di fertilizzanti per uso agroalimentare per rendere biologicamente più disponibili alcune sostanze fondamentali per le piante. I risultati sono molto interessanti.
Vale la pena conoscere Andrea Trevisan più da vicino per capire anche valori, mission e vision della sua società e il contenuto dell’interessante tecnologia di cui si fa portatrice Prometeo.

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Qual è il suo rapporto con la Svizzera e perché ha deciso di aderire all’associazione Swiss Federalism?
“Fin da ragazzo ho sempre apprezzato la Svizzera ed i suoi abitanti. Un paese pacifico e neutrale, con una struttura legislativa più semplice ed efficace rispetto a quella italiana. Il suo sistema federalista permette di gestire il tutto con autonomia e libertà. Inoltre, ho sempre avuto ottimi rapporti professionali con la Svizzera in quanto la sua cultura sanitaria e medica è sempre stata curiosa delle innovazioni tecniche e, soprattutto, è sempre stata aperta ad un approccio naturale verso la cura della salute e del benessere. Un amico medico mi ha parlato dell’associazione Swiss Federalism, ho visto il sito Internet, ho parlato con il presidente Andrea Schenone, sono entrato subito in sintonia con lui e mi sono immediatamente iscritto al sodalizio”.

Come descriverebbe la sua azienda? Che cosa può dirci in merito al suo sviluppo? Quali ne sono la mission, i valori e la visione?
“Prometeo Srl è stata costituita nel 2003 come società di engineering per progettare e realizzare apparecchiature che utilizzano le conoscenze della Coerenza Elettrodinamica Quantistica. Si avvale di molte collaborazioni interdisciplinari nei settori della fisica, elettrochimica, biologia, medicina, scienze veterinarie e dell’ingegneria. I suoi ricercatori sono noti nel mondo scientifico per le loro scoperte sul comportamento della materia vivente. I fondamenti scientifici sono contenuti in numerosi articoli editi in riviste internazionali. Siamo convinti che questa tecnologia avrà un enorme successo nei prossimi anni nei campi della medicina e del benessere, in veterinaria e in agricoltura”.

Quali progetti avete in cantiere e in che cosa constano? Quali sono i prodotti di punta della vostra attività d’impresa e quali sono invece meritevoli di sviluppo?
“Il prodotto di maggior successo è il dispositivo Quec Phisis QPS1, che da un nostro recente sondaggio dimostra un grado di soddisfazione di oltre il 90 per cento sia per gli operatori sanitari che per i pazienti e persone che lo utilizzano, nel campo medico, nel benessere, nell’estetica e nello sport. Attualmente stiamo progettando un apparecchio biomedicale più snello e maneggevole, utile per un supporto terapeutico domiciliare. La tecnologia Quec Phisis può essere applicata anche in altri settori. Recentemente stiamo collaborando con una azienda di fertilizzanti per un uso agroalimentare onde rendere biologicamente più disponibili alcune sostanze fondamentali per le piante. I risultati sono molto interessanti. Ovviamente stimolare gli ioni in un essere umano, che pesa mediamente 60-80 chilogrammi, è completamente diverso che trattare tonnellate di sostanze fertilizzanti, ma il principio teorico di trattamento è lo stesso”.

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Il letto del dispositivo Quec Phisis QPS1
Il letto del dispositivo Quec Phisis QPS1

Come riempie il suo tempo libero? C’è qualcosa che vorrebbe fare e che non ha ancora avuto l’opportunità di realizzare, il celeberrimo “sogno nel cassetto” personale?
“Amo il mio lavoro: produrre attrezzature innovative che saranno usate da tutti, ricercare nuove soluzioni, prototipi inediti, parlare con persone stimolate dalla tecnologia che proponiamo, vedere la loro soddisfazione grazie al nostro dispositivo. Ma quando non lavoro preferisco stare all’aria aperta insieme alle persone con cui sto bene, fare sport con un gruppo di amici, correre in bicicletta, sciare, giocare a volley, uscire con la canoa, girare in moto tra paesini e paesaggi, passeggiare con il mio cane. Un sogno nel cassetto? Ne ho due: il primo è professionale, vedere la nostra tecnologia usata da tutti. Sono assolutamente convinto che riequilibrare il metabolismo cellulare aiuta in modo preventivo il benessere naturale delle persone: meno stress, meno disturbi cronici, meno infiammazioni latenti che poi sfociano in serie patologie. Il secondo sogno è personale, andare in moto a Capo Nord, vedere l’alba di mezzanotte la natura alla sua massima espressione; ci vorrebbero almeno tre settimane di vacanza. Paradossalmente potrebbe essere più facile realizzare il primo sogno che il secondo perché oggi non sono in grado di stare lontano dal mio lavoro per più di dieci giorni”.

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Che cosa pretende dai suoi collaboratori e dagli amici? Quali atteggiamenti le danno maggiormente fastidio e quali invece apprezza nel prossimo? È una persona tollerante oppure perdona difficilmente un’incomprensione o uno sgarbo? Quali “sanzioni” o meccanismi premiali adotta, nel caso?
“Due sole parole: fiducia e rispetto. Fiducia nelle capacità e competenze lavorative e rispetto nei rapporti e dell’operato dei miei collaboratori. Se bisogna analizzare un problema, un progetto, un errore, senz’altro due o più teste sono più efficaci di una. Ma poi la decisione e la responsabilità è di uno solo. Ciò che mi dà maggiormente fastidio è la supponenza non avvalorata dalla capacità e personalità di una persona, mentre ciò che apprezzo di più sono la sincerità e l’onestà sia di pensiero che di azione. Sono una persona tollerante: difficilmente ‘tengo il muso’ e lascio sempre una seconda opportunità. Ma la terza è molto difficile. Non ho mai pensato in termini di sanzione o premio. Chiedo ai miei collaboratori di impegnarsi vivamente senza riserve nel loro ruolo per il risultato finale della nostra realtà e nella nostra filosofia. Il successo di un’azienda sta nel lavoro di tutto il gruppo”.

Quali sono il suo rammarico e il suo rimorso più grandi? C’è qualcosa che si è pentito di avere fatto o, al contrario, di non avere fatto, nella vita così come nella carriera? Perché?
“Più che rammarico o rimorso parlerei di dispiacere. Nel 2003 nasce Prometeo, con tanto entusiasmo di tutti i ricercatori e del sottoscritto nel voler realizzare qualcosa che nel mercato è stato appena abbozzato: la ionorisonanza venne brevettata nel 1988 ma non ebbe uno sviluppo commerciale. Inoltre, la scoperta dei domini di coerenza da parte dei due soci fondatori, Getullio Talpo ed Emilio Del Giudice, ci dava una marcia in più rispetto al modo di pensare tradizionale dell’epoca. Eravamo sulla cresta dell’onda, tutto il gruppo Prometeo era forte, motivato e altamente produttivo. Nel 2006 esce nel mercato il dispositivo Quec Phisis QPS1. Fu un immediato successo, i primi convegni, i contatti con le istituzioni, personaggi politici, eccetera. Tre mesi dopo ci fu la perdita di Getullio, e si spensero tutti i riflettori. Poco dopo ci lasciò anche Emilio. Fu molto dura, da orfani, mantenere vivo un progetto così innovativo ed ambizioso. Adesso è più facile parlare di ionorisonanza e domini di coerenza dell’acqua. Il mio più grande dispiacere sta proprio non poter dare questa soddisfazione a Talpo e Del Giudice che hanno dedicato tutto il loro sapere ad un dispositivo senza poter godere il giusto riconoscimento, almeno in vita”.

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L'imprenditore Andrea Trevisan con il proprio cane in un bosco
L’imprenditore Andrea Trevisan con il proprio cane in un bosco

“Come è stata la sua esperienza come finalista del Premio Internazionale per Start-Up/PMI Innovative “Swiss Federalism, GCBL e Milton Friedman”, i cui riconoscimenti sono stati consegnati a Zurigo il 18 Settembre 2021?
“Elettrizzante: durante la premiazione del 18 settembre ero sempre più emozionato nel vedere che l’elenco dei partecipanti si assottigliava e il nostro progetto non era ancora stato chiamato. Infine, siamo giunti secondi sul filo di lana: avere le congratulazioni del presidente Andrea Schenone è stata una grande soddisfazione. In pochi attimi mi sono passati tutti i sacrifici fatti per mantenere vivo questo progetto: è stata una grande gratificazione avere un riconoscimento internazionale”.

Come vede l’evoluzione del mercato delle macchine biomedicali di ionorisonanza ciclotronica nei prossimi anni? Quali sono i rapporti con la concorrenza?
“Prometeo offre al mercato della salute e del benessere una tecnologia dove la concorrenza è praticamente inesistente, con dispositivi meno performanti del Quec Phisis. Attualmente è una piccola azienda e i dispositivi sono prodotti artigianali con pochi volumi. Con adeguate risorse ci sono altissime potenzialità di crescita e di sviluppo in molteplici campi, sia a livello nazionale che internazionale”.

Quanto è stato importante per lei la conoscenza personale dei due scienziati inventori della macchina, purtroppo prematuramente scomparsi? Potrebbe raccontarci qualche aneddoto?
“I nostri due scienziati Getullio Talpo ed Emilio Del Giudice, creatori della QPS1, prima di tutto sono stati due amici. I nostri rapporti sono stati caratterizzati da un’unione di quasi fratellanza, nel quale si interagiva e si collaborava insieme, senza alcuna prevaricazione. Ho molta nostalgia di quei tempi. Sono stati momenti ‘risonanti’ pieni di curiosità, idee ed esperienze. Tra queste mi ricordo che, tornando a casa dopo una cena in una trattoria del Polesine, ci trovammo un muro di nebbia. In macchina ero con Emilio Del Giudice, Getullio Talpo e Abraham Liboff, padre della Ionorisonanza Ciclotronica, tutti e tre molto preoccupati da questo nulla bianco che ci circondava. Per stemperare la tensione accesi la radio e Getullio si mise a canticchiare la canzone che era trasmessa. Lo seguì con un brano napoletano Emilio e, con grande sorpresa di tutti, anche il professor Liboff, stonando, ci omaggiò di una canzone mai sentita prima. Concludemmo il ritorno con radio spenta, con un motivo cantato da tutti: ‘Volare oh oh oh’…”.

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Una ragazza sdraiata sul letto del dispositivo Quec Phisis QPS1
Una ragazza sdraiata sul letto del dispositivo Quec Phisis QPS1

Il Veneto ha sempre vantato una forte propensione autonomista, figlia anche dei novecento anni di indipendenza e di storia della Serenissima Repubblica di Venezia. Alcune sue province, così come talune delle confinanti Lombardia ed Emilia-Romagna, registrano un PIL superiore a quello di alcuni Paesi europei, come la Grecia. Come vede il futuro della sua Regione e quali sfide economiche e politiche dovrà affrontare negli anni a venire?
“La storia della Repubblica Veneziana mi affascina, amo la mia regione e sono orgoglioso di essere veneto. Nel nostro DNA si trova tutto ciò che ha reso la Serenissima, per undici secoli, una potenza economica ed artistica, nel mondo: indipendenza, autonomia, determinazione, resilienza, ricerca e perseveranza, impegno massimo nell’agire. Qualche esempio: fu il primo stato al mondo ad abolire il commercio degli schiavi, ufficialmente nel Sedicesimo Secolo; la Costituzione e la giustizia USA si basò sulle le leggi della Serenissima (Benjamin Franklin si intrattenne a Venezia per quasi un anno); San Pietroburgo fu edicata da due architetti veneti; Venezia inventò il primo lazzaretto della storia (1423), poi imitato in tutta Europa, creò il Magistrato alla Sanità (1586) che monitorò il Mediterraneo per individuare i focolai di peste e arginare le epidemie. Grazie a queste misure la peste, dopo il 1630, non tornò più a Venezia, mentre continuò ad imperversare negli altri porti sino alla fine dell’800. Lo Stato Veneto garantì una amministrazione straordinariamente efficace, stabile e sinergica. Contro i principi dell’epoca dove solo il Papa o gli Imperatori e Re potevano conferire la nobiltà e titoli feudali, l’aristocrazia veneziana si autoeleggeva, i patrizi (Nobilis Homo) sono tutti uguali nella gestione della cosa pubblica. Venezia non appartenne a nessuno salvo che a se stessa. Anche nella religione: pur essendo cristianissima, la Repubblica ha come capo religioso il Doge, vicario di San Marco in terra. Il Papa è sì rispettato ma è pur sempre un antagonista, un ‘Prencipe dalle mani longhe’. Ma veniamo agli ultimi decenni, dove in Italia e nel mondo noi veneti siamo considerati con tutto il Nordest la locomotiva dell’Italia. A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia divenne la settima potenza industriale del mondo; negli ultimi trent’anni l’area del Nord Est ha visto nascere, dentro minuscoli paesini, capannoni dove padri e figli producevano da soli il PIL di uno stato europeo. Poi, come una peste moderna, la grande crisi. A volte veniamo derisi poiché ci dicono che siamo casa-lavoro-famiglia. Ma per me questa filosofia di vita è fonte di soddisfazione ed orgoglio. Amo il mio lavoro e cerco di farlo bene, cerco di costruire qualcosa per le persone che mi apprezzano per quello che faccio, per la mia famiglia, e per i miei futuri nipoti. Quello che ci manca, a fronte di una risposta netta positiva del referendum consultivo veneto del 2017, sono ulteriori forme e condizioni di autonomia. È fondamentale trovare l’intesa tra Governo e Regione per una legge che detti forme e condizioni di autonomia per tutte le materie previste dalla nostra Costituzione. Questo disegno di autonomia è copiato da altre regioni italiane, sia del Nord del paese che del Sud indistintamente dal colore politico. Cerchiamo di avere un Veneto più forte, non egoista. Noi Veneti non vogliamo metterci in testa il corno doganale, il cappello del Doge, ma desideriamo avere competenze e funzioni attribuite in via esclusiva alla nostra regione. Sicuramente è la sfida veneta politica ed economica futura”.

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