Monica Bravi, imprenditrice milanese trapiantata a Bologna, è fondatrice di MNEM, un'azienda di antropologia applicata

Monica Bravi: “Sogno di diventare un’imprenditrice seriale”

Fondatrice di un’azienda che fa dell’antropologia un sostegno alle cure mediche, l’ex manager milanese punta alla Svizzera via Bologna con MNEM

Imprenditrice e manager di successo operante nel settore dell’Health Care, ma anche donna sposata, mamma di due figli e persona estremamente gentile e preparata grazie a una consolidata esperienza. È il verosimile identikit di Monica Bravi, una milanese a denominazione d’origine controllata che in Emilia-Romagna ha dato vita a importanti realtà aziendali. Laureata in Business Administration all’Università Commerciale “Luigi Bocconi” e successivamente specializzata in Antropologia Culturale all’Università di Bologna, è da quest’ultimo percorso di studi che, grazie all’incontro con la propria relatrice di laurea, nonché futura socia, nasce l’ultima delle realtà imprenditoriali amministrate da questa vulcanica ex manager lombarda.

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MNEM è una società di ricerca scientifica, una realtà solida che lavora con gli strumenti dell’antropologia sviluppati all’interno del più antico ateneo del mondo, l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna. Il gruppo collabora con altre équipe cliniche per intervenire su persone soggette a patologie che ne pregiudicano le capacità cognitive. La loro ricerca, ragionando nel dettaglio, indaga infatti il campo dei comportamenti e delle reazioni e integra strumenti avanzati di intelligenza artificiale con meccanismi predittivi di machine learning.
La loro mission è mantenere e potenziare le funzioni cognitive residue degli ammalati e migliorare la qualità della vita di queste persone, riducendo la loro apatia e l’isolamento conseguenti al trauma.
 La società ha iniziato l’attività nell’ottobre 2020 e, ad oggi, opera nel più importante distretto clinico traumatologico italiano: il piano societario prevede, a partire da quest’anno, di iniziare lo sviluppo all’estero. Difatti, all’interno del business plan di MNEM, i primi obiettivi sono stati identificati proprio in Svizzera.

Qual è il suo rapporto con la Svizzera e cosa l’ha spinta ad aderire all’associazione Swiss Federalism? Come valuta il suo rapporto con il sodalizio fondato da Andrea Schenone? Pensa che possa essere utile, soprattutto per la sua carriera e il suo futuro imprenditoriale, sfruttare questo network e le eventuali sinergie nascenti?
“Sono nata e ho studiato a Milano, e per noi meneghini la vicinanza con la Confederazione Elvetica è prima di tutto un fatto culturale oltreché economico: il modello di economia e governo della Svizzera è attrattivo e comunque imprescindibile in un mondo globale, e comunque per la Lombardia e per il nord Italia”.

Monica Bravi sembra inglobare in sé molteplici qualità personali: imprenditrice di successo e manager con un’esperienza particolarmente consolidata grazie alle numerose attività svolte fino ad oggi. Fuori dal contesto lavorativo, però, chi è “veramente”? Come descriverebbe se stessa a chi non avesse già avuto l’opportunità di conoscerla?
“Sono molto orgogliosa di essere una madre di due figli stupendi, ed una moglie che crede nel proprio lavoro di professionista e da sempre concilia tutti gli impegni di vita, famiglia, comunità di riferimento, attività no profit, lavoro e studio. Soprattutto formazione continua e studio: l’anno scorso ho conseguito appunto il mio secondo diploma in antropologia a distanza di quasi trent’anni dalla prima laurea, in Bocconi a Milano. E così sapete anche la mia età. E posso aggiungere che mi piace molto invecchiare”.

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Monica Bravi, imprenditrice milanese trapiantata a Bologna, è fondatrice di MNEM, un'azienda di antropologia applicata
Monica Bravi, imprenditrice milanese trapiantata a Bologna, è fondatrice di MNEM, un’azienda di antropologia applicata

Come riempie il suo tempo libero? C’è qualcosa che vorrebbe fare e che non ha ancora avuto l’opportunità di realizzare, il celeberrimo “sogno nel cassetto”?
“Il mio sogno nel cassetto si realizza ogni giorno con le idee che nascono nel contesto delle aziende e dei contatti, anche informali, che ho. Sono contenta di avere avuto una bella e soddisfacente carriera da manager e adesso essere diventata un imprenditore; forse il nuovo sogno sarà diventare un’imprenditrice ‘seriale’. Magari le tre aziende che abbiamo al momento non bastano…”.

Sulla base della sua carriera professionale ritiene che una donna sia “trattata” diversamente rispetto a un uomo? Se sì, in che modo? Quale è la ricetta utile a un’imprenditrice affinché riesca ad affermarsi? Ci racconti la sua esperienza.
“Ammetto di essere stata fortunata, non ho mai sentito nessuna discriminazione. Sono cresciuta immersa sin dal tempo della mia famiglia di origine e da mio padre, commercialista a Milano, in una cultura del duro lavoro nonché del merito. Maschi e femmine rettiliani o alieni: va bene tutto, purché si valutino i fatti e i risultati. Lo ripeto: sono stata fortunata, come donna e come lavoratrice”.

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Monica Bravi, imprenditrice milanese trapiantata a Bologna, è fondatrice di MNEM, un'azienda di antropologia applicata
Monica Bravi, imprenditrice milanese trapiantata a Bologna, è fondatrice di MNEM, un’azienda di antropologia applicata

Nel suo CV si evince il conseguimento della laurea in Antropologia Culturale conseguita nel 2019. Che cosa l’ha spinta ad approfondire gli studi in questa direzione? Perché proprio di recente e a distanza di trent’anni dalla conclusione del percorso di studi in Business Administration alla Bocconi?
“Perché capire i comportamenti umani e le loro leggi è un valore straordinario: studiare il senso delle cose che accadono con strumenti scientifici e rigorosi aiuta a porre tutto in una prospettiva più lucida e più ampia. Aiuta a capire le guerre in Africa piuttosto che Wall Street in un modo più largo e con più variabili possibili. Amplia la visione, insomma”.

Potrebbe, per favore, illustrarci i progetti aziendali di MNEM ? Di cosa vi occupate in concreto?
“Siamo una società di antropologia applicata che lavora dentro strutture medico-assistenziali: il nostro protocollo di intervento si rivolge a persone con problemi di deterioramento cognitivo, ad esempio patologie neurologiche, o disagi psichiatrici. Abbiamo come obiettivo mantenere e potenziare le funzioni cognitive residue di memoria, linguaggio, funzioni percettive, per ridurre l’apatia e l’isolamento successivi al trauma. Quindi mettiamo il protocollo antropologico di rinforzo della memoria al servizio della riabilitazione, il tutto insieme ai medici specialisti di traumi o degenerazioni cognitive”.

Nel suo CV si legge: “Socio Fondatore e Presidente di MNEM ”. L’idea di fondare una società di antropologia applicata nasce dall’influenza derivante dal suo percorso di studi ultimato nel 2019 o era un “desiderio” che covava da tempo?
“È nata dall’incontro con la mia relatrice di laurea, una donna ed una professoressa straordinaria, Francesca Sbardella, che poi è diventata il mio importantissimo socio in questa avventura di ricerca…”.

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Quali sono il suo rammarico e il suo rimorso più grandi? C’è qualcosa che si è pentita di avere fatto o, al contrario, di non avere fatto, nella vita così come nella carriera? Perché?
“Se ne avessi il tempo, e non ce l’ho per cui è una domanda retorica, avrei come unico rimpianto non aver iniziato qualche anno prima a fare l’imprenditore”.

Qual è il suo rapporto con Bologna? Quanto pensa che abbia influito il rapporto territorio-impresa per il successo delle sue attività?
“Credo che una grande università sia un polo di idee e di attrazione di talenti: Bologna è inserita nel circuito dei più grandi atenei al mondo che si occupano di medicina, cura ed assistenza medica: per noi di MNEM è importantissimo…”.

Che cosa pretende dai suoi collaboratori e dagli amici? Quali atteggiamenti le danno maggiormente fastidio nel prossimo? È una persona tollerante oppure perdona difficilmente un’incomprensione o uno sgarbo? Quali “sanzioni” adotta, nel caso?
“Credo di avere uno stile di leadership basato sui fatti. Sono esigente e cerco di creare condizioni perché ognuno dia il meglio di sé, perché prima di tutto ‘ci creda’, e poi perché il contesto lavorativo premia il successo e la creatività individuale. Ho un carattere paziente, difficile che perda di vista il vero obiettivo per lasciarmi andare alla stizza o al disappunto, con l’eccezione di chi mi disdice un appuntamento mezz’ora prima…”.

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