Lauro, una dinastia del mare tra tradizione e innovazione
L’onorevole Salvatore, figlio del pioniere del trasporto marittimo nel Golfo di Napoli: “Il nostro impegno con mezzi e tecnologia per sostenibilità ed efficienza sull’acqua, lottando contro burocrazia e inefficienza”
In principio fu Agostino, classe 1917, per tutti gli ischitani Cartusciello, perché lo vedevano sempre in giro con un immancabile pacco di carte sotto al braccio. Ripiegati e custoditi tra quella risme di pagine, i sogni e le idee molto chiare del pioniere che è riuscito a guardare oltre l’orizzonte azzurro della sua isola, e traghettare Ischia verso il futuro, immaginando il mare come un’autostrada e facendo leva sul turismo che non poteva non essere attratto dalla bellezza e dal fascino di un posto che sembra scolpita dal vento e dagli Dei. Agostino Lauro, capostipite di una famiglia che è sinonimo da 70 anni di navigazione e impresa: un’impresa blu come il mare che incrocia nel meraviglioso golfo di Napoli, sulle rotte della flotta che da decenni solca le sue acque cristalline per collegare la terraferma con le isole. Una lunga storia di una famiglia originaria di Sorrento che si è sempre dedicata al lavoro. Una lunga e avvincente epopea di uomini e di mare, di navi e di turismo.
Una storia che sembra quasi un’epopea per come è iniziata in un giorno ormai lontano del 1947, quando Agostino è salpato dagli Stati Uniti – dove era andato apposta per tentare l’impresa – con la “Buona speranza”, sessanta metri di barca lanciati nella vastità dell’oceano appunto con molta fede, la stessa che gli ha fatto attaccare un’immagine del patrono ischitano, San Giovanni Giuseppe della Croce, vicino al timone prima di salpare l’ancora. Sei mesi in balia di onde e venti, un fortunale così severo che gli ha fatto temere il peggio e, si dice, il santo protettore che gli è apparso annunciandogli la terraferma entro tre giorni: così è stato, e Agostino ha avvistato il faro di Las Palmas.
La lunga rotta della famiglia Lauro è iniziata con la “Freccia del Golfo”, un mass reduce dalla guerra e adattato al trasporto passeggeri: Agostino lo compra, lo trasforma e lo mette in servizio tra Ischia e Capri, Procida e Napoli, per collegare tutto il golfo. E’ l’inizio di una dinastia che dagli anni ’50, entrata tra gli armatori del Golfo, colleziona una flotta fatta di scavi e nomi ormai entrati nella storia della compagnia: la Celestina, l’Angelina, la Rosaria, il Salvatore Lauro, l’Agostino Lauro, il Settebello, La Città d’Ischia, il Generale Orsini, il Lauro Express, l’Anna Maria, fino all’Angelina Lauro. Fino agli aliscafi che sono stati la scintilla copernicana di Agostino Lauro e hanno rivoluzionato i collegamenti nel Golfo, fino alla nostra epoca nella quale il gruppo Lauro ha una flotta di 48 navi veloci, 600 dipendenti e 3,5 milioni di passeggeri all’anno, più o meno come Roma e Napoli messe insieme. Un’azienda moderna che cerca di coniugare il valore della tradizione con le coordinate di una moderna rotta: sostenibile, sicura, tecnologica e impegnata a soddisfare le esigenze dei suoi clienti. Materiali, mezzi e soluzioni sempre più dedicati alla funzionalità, all’efficienza e al minimo impatto ambientale, nelle more di un modo di spostarsi, quello sull’acqua, con scafi sempre più tecnologici e sofisticati, navi con le ali che ricordano creature mitologiche per correre sull’acqua consumando sempre meno. Un presente sospeso tra il futuro e un presente dove i privati remano a tutta forza, per usare una metafora acquatica, e il pubblico si fa comodamente trasportare a poppa. Salvatore Lauro, presidente di Volaviamare e con una lunga esperienza da imprenditore, arricchita da quella fatta come senatore della Repubblica, è il secondogenito di Agostino, l’unico maschio e con tre sorelle, Celestina, Anna Maria e Rosaria: nelle sue parole, la polaroid di un’azienda che cerca di navigare nel futuro senza dimenticare mai la rotta dei padri fondatori che l’ha portata fino a qui.
“Non posso non pensare, guardando alle nostre origini e a quelle della nostra isola, agli anni della Dolce Vita, al film Cleopatra, o al Corsaro dell’Isola Verde. Quando a Ischia venivano a soggiornare personaggi del jet set e del cinema, Rizzoli, Marzotto, Charlie Chaplin. Sono stati settant’anni di mare, per la nostra famiglia e la nostra impresa. Settant’anni senza mai una lira di contributo pubblico, ci tengo a sottolinearlo”.
Col 2023 ci mettiamo alle spalle molte cose, tra cui la pandemia. Ha colpito anche il trasporto marittimo?
“Il Covid ci ha dato una mazzata terribile, il traffico passeggeri è calato fino all’85%, ma piano piano abbiamo recuperato e adesso siamo tornati ai livelli del 2019. Il Golfo di Napoli è il secondo al mondo per traffico passeggeri, 8 milioni di persone, e noi vogliamo essere pronti e competitivi per fare la nostra parte. Abbiamo scelto l’alta velocità via mare, la sostenibilità del trasporto, la sicurezza e il comfort che arriva fino alle biglietterie online completamente digitalizzate”.
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Quali sono i punti cardine da migliorare nel comparto marittimo?
“Il tema delle concessioni e delle infrastrutture per noi è molto delicato. Non c’è, nei nostri interlocutori pubblici, la consapevolezza e la spinta a dotarsi del necessario richiesto per le esigenze attuali e future del settore nautico e marittimo. Non ci sono moli attrezzati adeguatamente e nell’attività dei collegamenti che abbiamo tra Napoli e le isole, troviamo situazioni problematiche. In estate, col picco di turisti e presenze, l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri diventano operazioni difficili e complesse”.
C’è anche il tema della burocrazia che pesa, in Italia.
“Servono nuove soluzioni per la logistica delle biglietterie e dei servizi all’utenza, al momento solo le capacità e la preparazione delle capitanerie e delle autorità portuali garantiscono livelli di sicurezza ed efficienza accettabili. Le misure e le risorse messe a disposizione del comparto dal PNRR costituiscono un’occasione storica per il Paese e per il settore, ma la maggior parte dei comuni non ha nemmeno gli uffici necessari per le innovazioni necessarie. La burocrazia purtroppo ha ancora una dimensione esagerata, tutto passa ancora dalla carta mentre già da tempo per noi, nella nostra attività e sui nostri mezzi, la prima esigenza è quella di essere sempre connessi e garantire la piena efficienza della rete nella gestione della flotta e nelle comunicazioni necessarie”.
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Si riferisce in particolare ai territori dove opera la vostra compagnia?
“Soprattutto il Sud, territorio nel quale lavoriamo prevalentemente, è ancora arretrato da molti punti di vista. Non c’è abitudine e attitudine all’innovazione che pure sarebbe necessaria e funzionale alle imprese. Lei per esempio se lo immagina l’idrogeno a Capri, per rifornire e gestire le nostre navi? Eppure la velocità dei trasporti, per esempio, è cruciale per il presente e soprattutto il futuro del comparto marittimo, per contemperare le esigenze di efficienza con la fruizione di panorami bellissimi”.
E’ un problema di volontà o ci sono limiti strutturali e di risorse?
“Lo sviluppo va coordinato e in queste condizioni si rischia più di cadere nel caos, che rende alla fine il trasporto marittimo non facilmente fruibile e soprattutto non concorrenziale: la via mare è ancora meno conveniente della via terra. Mancano infrastrutture fondamentali e manca soprattutto la volontà e la spinta a realizzarle, noi che non abbiamo mai preso una lira di contributi in questo senso diamo forse un po’ fastidio, perché dove tutto è assistenziale, noi da sempre ce la caviamo da soli, investiamo, facciamo innovazione. Questo anche in mancanza di assenza da parte delle istituzioni pubbliche di una visione delle cose e di un orizzonte che siano a lungo termine, e non a corto raggio, anno per anno. Come succede per esempio per le scelte della Regione”.
A che punto sta la collaborazione e integrazione tra la via terra e quella mare?
“Il nodo del trasporto integrato è un altro tasto dolente del nostro settore. Oltre a creare nuove infrastrutture per la via mare, serve di raccordarle e integrarle con quello via terra in modo che per esempio diventi conveniente raggiungere un posto come Sorrento in aliscafo, piuttosto che con la circumvesuviana. In questo modo auto e bus, sulla terra, e le navi per collegare terraferma e isole potrebbero creare un circuito virtuoso di cui beneficerebbero tutti, a cominciare dai pendolari. Da sempre, il mare divide gli uomini che la terra unisce, ma anche per questo noi facciamo grandi sforzi e investimenti per avere nuovi mezzi e nuovi battelli, sempre più veloci e rispettosi dell’impatto ambientale, con materiali e propulsori studiati appositamente per impattare e ridurre al massimo le emissioni. Per espanderci, per compensare le lacune di altri e soprattutto per crescere sempre”.
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Il turismo, il vostro settore, da sempre è strategico per l’Italia. Ma per molti aspetti ancora non adeguato al potenziale di questo Paese.
“Per costruire un’offerta turistica al passo coi tempi e puntare su questo settore dove l’Italia ha pochi eguali al mondo bisogna fare investimenti con politiche mirate e lungimiranti, ma questo Paese da sempre fatica a pianificare interventi in questo comparto, soprattutto sul mare. L’italiano, evidentemente, è più contadino che marinaio, eppure il mare garantisce benessere all’economia con le sue attività, meno costi e meno rischi di altre realtà. L’infrastruttura è la nave, anche da parte di chi fa impresa ci sono meno oneri che in altre attività. C’è però un forte problema di natura culturale perché l’impresa turistica, in Italia, da sempre è una microimpresa, spesso a carattere familiare. Spesso con invidie e gelosie reciproche tra gli operatori del settore. Nonostante cinquemila chilometri di coste, questi fattori, la predominanza delle burocrazia e l’inerzia delle pubbliche amministrazioni rendono il nostro mare molto meno conveniente e appetibile, e rallentano o fermano il suo migliore sfruttamento per trasporti di uomini e merci”.
Sito Web: https://www.alilauro.it/