Una società (conformistica) della vergogna pronta all’oblio
Gli italiani hanno imparato a sentirsi colpevoli e a chiedere scusa per una serie di peccati che, spesso, non hanno commesso né come popolo, né come individui
In un saggio capitale per lo studio della civiltà classica, il grecista irlandese Eric Dodds, negli anni Cinquanta del secolo scorso, individuò due modelli sociali, all’origine della letteratura greca: la società della colpa e quella della vergogna.
Nella sua visione, la società della vergogna, ossia quella dell’Iliade, fonda molti aspetti comportamentali sul timore di perdere il riconoscimento sociale, il rispetto della comunità, non adempiendo ai propri doveri.
In quella della colpa, che è quella dell’Odissea, invece, si teme di compiere gesti riprovevoli, che raccolgano il biasimo della comunità.
Va da sé che, in una società complessa come la nostra, questi due archetipi tendano ad accoppiarsi e a fondersi.
Dalla Verantwortung asburgica all’irresponsabilità ostentata
Il riflesso dell’Odissea e dell’Iliade su una Nazionale “divisa”
Se, nel mondo omerico, i momenti simbolo di queste due Weltanschauung sono quelli del dialogo tra Ettore e Andromaca e del comportamento di Nausicaa con Odisseo, nel nostro mondo, ormai ridotto a semplice pantomima e sprovvisto, non si dice di eroi, ma perfino di persone dotate di una normale spina dorsale, credo si possa assumere come esempio paradigmatico quello dei calciatori della Nazionale, che si sono inginocchiati prima della partita contro il Galles.
Non tutti, si noti bene: non si è trattato di una decisione collettiva, ma di una scelta individuale. Il che rende tutto ancora più farsesco: ancora più italiano, in un certo senso.
Sorvolo su quei ciarlatani della politica che hanno subito commentato dicendo che la riottosità di coloro che non si sono inginocchiati è brutta cosa: non vale neppure la pena di parlarne.
Mi soffermerei, invece, sui meccanismi che hanno portato quei signori in braghette e maglia azzurra a piegare le loro preziosissime ginocchia.
Quando il vero problema non è il “quanto” bensì il “perché”
La vergogna e la colpa nella psicologia collettiva degli Azzurri
Vergogna. Certamente, una delle componenti psicologiche che hanno indotto la genuflessione è la vergogna: devo fare questo gesto, perché la gente se lo aspetta da me, che sono un simbolo dell’Italia. Il che è vero: tutti gli italiani sprovvisti di testosterone se lo aspettavano. Perché in un mondo di matti comportarsi da persona normale stride.
Colpa. Altrettanto certamente, i miliardari in calzoncini hanno percepito come colpevole e degno della comune riprovazione il restare in piedi: e si sono inginocchiati. Fin qui, parrebbe tutto chiaro. Salvo la ragione prima di tutta questa colpa, di tutta questa vergogna.
E se fosse il Calcio il più attendibile marcatore sociale?
Un inginocchiamento collettivo senza che ci sia un vero perché
Che cosa avrebbe dovuto rappresentare questo inginocchiamento collettivo? Le scuse per un colonialismo che, da parte italiania è stato infinitamente meno occhiuto e rapinoso di quello altrui?
Per uno schiavismo mai esistito, per una schiavitù che perfino il regime fascista si affrettò ad abolire in Etiopia? Per crudeltà immaginarie, razzismi pompati dai media, segregazioni oniriche?
Noi non siamo la Gran Bretagna, con il suo prezioso “Asiento”, reclamato nei trattati. Né siamo gli Stati Uniti, il KKK, gli autobus a due settori, le scuole per bianchi e per neri.
Non chiedeteci parole: in Italia più non ne abbiamo…
L’altrui repertorio di violenze, razzismi e vandalismi? No, grazie
Di che cosa, dunque, avremmo dovuto domandare scusa, inginocchiandoci? Oppure quella genuflessione significa adesione all’ideologia BLM?
L’ideologia di un branco di terroristi iconoclasti e razzisti, scatenata dalla violenza della polizia americana e violentissima a sua volta, che si concretizza in saccheggi, distruzione di statue, vandalismi assortiti e in tutto il repertorio statunitense, cui siamo da sempre abituati. Nulla di tutto questo.
Se fosse vivo, Eric Dodds dovrebbe aggiungere un nuovo concetto a quelli di colpa e di vergogna: la nostra è la società del conformismo, dell’allineamento, della pecoraglia belante.
Una società che ha Fedez al posto di Ettore e Laura Boldrini al posto di Nausicaa. E che è tristemente destinata all’estinzione.