Liceo e studi militari: l’utilità dei Cadetti in età di pace
Nel saggio di Ludovico Zappa l’eroica stagione fra il 1787 e il 1916 in cui il cittadino svizzero fu educato all’arte della lotta come all’amore per il sapere
Le riflessioni inerenti l’educazione del corpo e dell’intelletto di questo articolo sono nate dalla lettura del libro “A scuola con il fucile. L’educazione e l’istruzione militare dei giovani ticinesi tra il 1851 e il 1879”, di Ludovico Zappa.
In questo prezioso saggio storico viene illustrato come, per molto tempo, l’istruzione scolastica in Svizzera fosse di tipo militare.
Il Gymnasion è un’istituzione fondamentale della Grecia antica, uno spazio in cui il cittadino viene educato all’arte della lotta e all’amore per il sapere.
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L’accademia di Platone, infatti, era una palestra sita tra gli alberi nella periferia ateniese in cui ai giovani veniva insegnata ginnastica, musica e filosofia.
Platone stesso era un atleta ed un combattente, e la parola da lui inventata, Philo-sophia, pare sia mutuata dal suo maestro di lotta, che gli insegnò la philoponia: amore per la fatica.
Il libro “La palestra di Platone – Filosofia come allenamento” di Simone Regazzoni, editto da Ponte alle Grazie, è il trillo di tromba che ridesta i filosofi dalle loro poltrone e li riporta ad allenarsi all’aria aperta: la lettura di questo libro non andrebbe consigliata, bensì imposta.
Un Corpo sorto nel 1787 dall’esperienza greca
In Svizzera, nel 1787, con la nascita del Corpo dei Cadetti, questo spirito greco di pedagogia intesa come formazione del corpo e dell’anima viene istituzionalizzato.
Come ci ricorda Johann Gottlieb Fichte nel suo libro “Discorsi alla Nazione Tedesca”, il quale dedica un intero capitolo al pedagogo zurighese Heinrich Pestalozzi, durante il periodo romantico la volontà di istruire i giovani temprando loro mente e corpo ha pervarso l’intera europa.
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La fondazione dei moderni corpi dei cadetti è infatti da ricondurre al 1787, per opera del colonnello Johannes Konrad Escher a Zurigo.
Già dal 1759 però gli allievi della scuola Waisenhaus a Berna erano istruiti militarmente: venivano abituati all’uso dell’uniforme, alle esercitazioni ai drill (abituarsi agli automatismi, come la carica e scartica del fucile), alle marce e al maneggio delle armi.
Secondo il fondatore zurighese, gli esercizi fisici dei giovani sono un mezzo con cui insegnare loro valori come la volontà, il buon portamento, il decoro e la forza d’animo, e soprattutto, renderli dei buoni cittadini in grado di difendere la loro libertà.
Argovia, Vaud, San Gallo e Grigioni post-rivoluzione
Dopo al periodo dell’invasione francese (1798-1799) si assiste ad un rinnovato interesse per il corpo dei cadetti, e nascono 14 nuovi corpi, soprattutto nei cantoni di Argovia, Vaud, San Gallo e Grigioni.
Queste scuole militari avevano la funzione, oltre che l’istruire i giovani, creare in loro un romantico amore per l’identità del proprio cantone.
Heinrich Pestalozzi a suo agio in un solco militarista
Nel 1810 anche Heinrich Pestalozzi, grande pedagogo da inscriversi in quella corrente definibile “neo-umanista”, abbinò agli esercizi ginnici dei allievi del suo istituto ad Yverdon un corpo dei cadetti.
Durante il Congresso di Vienna venne discussa l’importanza della neutralità svizzera, e l’OMF (Organizzazione Militare Federale) vide nell’istruzione militare degli scolari un ottimo strumento con cui garantire la neutralità e la libertà della Svizzera in un periodo storico caratterizzato da grandi terremoti politici.
L’esercito, ben presto, divenne una dimostrazione della sovranità militare di ogni cantone. Dal periodo della Rigenerazione (1830-1848) si assistette ad una diffusione dei cadetti in tutto il paese.
Per la prima volta, inoltre, anche lo Stato decide di impegnarsi a sostenere finanziariamente questa istituzione che testimonia il liberalismo politico e la solidarietà intercantonale.
Anche Stefano Franscini credeva nell’idea di “cadetto”
Stefano Franscini, grande statista liberale-radicale, nel suo trattato “Della Pubblica Istruzione in Canton Ticino”, riconosce l’utilità dell’insegnamento degli esercizi militari ai giovani.
Troppe ore trascorse chini sui banchi, per gli studenti, non sono salutari perciò è bene intervallarle con momenti di attività all’aria aperta, soprattutto in un paese come la Svizzera ottocentesca in cui, giunto a 18 anni di età, ogni cittadino diveniva soldato.
Promossi dal Partito Liberale-Radicale, i cadetti ebbero il loro periodo d’oro dopo la nascita della Svizzera come moderno Stato federativo ( 1848-1874). In soli 25 anni, infatti, nel paese nacquero 105 corpi.
Una formazione voluta e obbligatoria a partire dal 1851
Nel 1851, con la modifica di alcune leggi scolastiche, i cadetti assumono addirittura un carattere obbligatorio di partecipazione.
Siccome i corpi dei cadetti vengono riconosciuti come istituzione di pubblica utilità per la formazione del cittadino in erba, i giovani vi hanno l’obbligo di frequenza.
L’istruzione militare, quindi, diviene – per poco – un’istituzione scolastica e parte integrante del percorso di studi.
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Il 25 aprile 1879, però, con una seduta in Gran Consiglio, si mise fine all’attività dei cadetti in Canton Ticino: venne abrogata la legge sull’istruzione scolastica del 1864 che rendeva obbligatori gli esercizi militari a scuola.
Secondo gli avversari dell’istruzione militare, essa assorbiva troppe energie agli studenti distogliendoli dai loro compiti di studio. Dal 1883 iniziò il periodo di decadenza dei cadetti in tutto il resto del paese.
L’interesse per i cadetti iniziò a scemare in tutto il Paese e nelle scuole l’istruzione col fucile venne sostituita dai corsi di ginnastica.
Nel 1916 “soltanto” 57 corpi di cadetti con 8.890 ragazzi
Nel 1916 i numeri erano ormai drasticamente calati: vi rimanevano solo 57 corpi di cadetti con 8.890 ragazzi partecipanti in tutta la confederazione.
Fu la visione delle atrocità della Prima Guerra Mondiale che, sebbene la Svizzera restò neutrale, fece scemare nel popolo l’interesse per il militarismo e fiorire le istanze pacifiste.
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Istruire i ragazzini di quindici anni alla disciplina militare e a “giocare” alla guerra può comportare dei vantaggi sociali ed educativi, finché si è in tempo di pace e si ha la certezza di non doverli mandare davvero in battaglia.
In un periodo di pace e serenità sociale, l’istruzione militare allietata dalla consapevolezza di vivere in una nazione neutra e pacifica può essere arricchente per l’intera società.
La tradizione sopravvive però in scuole italiane d’élite
Ancora oggi, in Italia, vi sono molte accademie militari dove i liceali quindicenni alternano lo studio alle parate militari, le nottate in caserma a ripassare i classici latini e le serate in divisa doppiopetto nei bar a cercare di scroccare il primo bacio alle ragazzine che, con stupore e ammirazione, osservano questi ultimi giovani baluardi di un’epoca in cui istruzione del corpo e della mente andavano di paripasso.
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Negli istituti militari per minorenni, come la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia o la Scuola Militare “Teulié” i liceali imparano quelle soft skills utili per ottenere successo nella vita e sul lavoro che oggi più nessuno sembra insegnare.
Si tratta della disciplina, l’ordine, la cura di sé, il cameratismo, l’autocontrollo, la tenacia, la capacità di “fare il cubo” (piegare bene i vestiti accanto al letto in pochi secondi), l’amore per l’esercizio fisico, il galateo – tagliare bene la frutta col coltello, per non finire “al rapporto” – e il valzer, per fare bella figura al gran ballo dei cadetti di fine anno.