Leo Isolani: “In Svizzera sì che si dà importanza al lavoro”
Il pilota anconetano, già mattatore delle cronoscalate nel mondo con il brand Ferrari, parla di sé, del “suo” nuovo Paese e di ciò che fa oggi
A Lugano, porta delle Prealpi ticinesi, c’è qualcuno che ha fatto della… montagna, segnatamente della Velocità in Salita, non soltanto una ragione di vita, ma anche la piattaforma di una lunga, lunghissima teoria di successi agonistici, personali e di squadra.
La perla del Ceresio è infatti l’ultimo approdo di Leonardo “Leo” Isolani, classe 1957, originario di Ancona, “pilota professionista dal 1988 e talent scout dal 2000”, come ama definirsi pubblicamente, cui tutto l’ambiente del motorsport riconosce un merito eccezionale: non soltanto essersi imposto a gogò nelle cronoscalate, ma avere azzeccato in carriera strategie di comunicazione così efficaci da garantire grande visibilità alla specialità scelta, giunta nel tempo dopo il Karting nel 1985 e i Rally con i mezzi delle più disparate case automobilistiche: Fiat, Seat, Opel, Renault, Ford, Lancia, Subaru e Mitsubishi.
Cultura ed economia: in Ticino un binomio davvero vincente
Istruttore di guida sportiva e sicura, testimonial di brand nazionali e internazionali, collaudatore e tester, scopritore di giovani talenti, organizzatore di eventi in Italia e all’estero, “taxi driver” di VIP e di personalità di ogni risma e specie, già titolare a Castelfidardo fra il 2004 e il 2012 dell’Isolani Racing Team (squadra ufficiale Ferrari nel Campionato Italiano Velocità Montagna e nell’analogo Campionato Europeo), finalista del Trofeo Maserati a Rio de Janeiro, oggi direttore generale dell’agenzia pubblicitaria ticinese LMG Racing Team, Leonardo Isolani ha numeri che fanno spavento e che meritano di essere messi nero su bianco.
Eccoli: 139 vittorie, 263 piazzamenti sul podio, 16 Coppe o Trofei CSAI, quattro titoli europei Gran Turismo di Classe e, dulcis in fundo, nel 2011 la corona del Campionato Italiano GT del CIVM, risultati tutti accalappiati nella stragrande maggioranza dei casi al volante di bolidi del Cavallino Rampante di Maranello: F355 Challenge, 360 Modena Challenge, 360 N-GT e 575 GTC.
Neo-ambasciatore nello sport e socio dell’associazione “Swiss Federalism”, è l’uomo giusto con il quale parlare di Svizzera.
Da campione delle cronoscalate automobilistiche in Italia e in Europa ad ambasciatore dello sport dell’associazione “Swiss Federalism”. Che cosa l’ha portata in Svizzera e di che cosa si sta occupando attualmente a Lugano?
“Innanzitutto ci tenevo a ringraziare Swiss Federalism, il presidente dottor Andrea Schenone, per la carica conferitami e la fiducia che hanno riposto in me. Sono davvero orgoglioso di poter essere ambasciatore per lo sport dell’assocoazione e non vedo l’ora di realizzare con loro diverse idee che potrebbero essere innovative per il mondo dello sport. Questo anche perché l’innovazione è un po’ quello che contraddistingue il mio lavoro. Mi occupo di pubblicità nel campo sportivo e cerco sempre di presentare qualcosa di nuovo ed unico al pubblico e ai miei clienti. Per questo motivo ho scelto di lavorare in Svizzera, reputandolo un Paese che valorizza l’innovazione e la tecnologia. Attualmente lavoro come Direttore presso la società LMG Racing Lab, un’agenzia pubblicitaria specializzata nel settore sportivo con sede a Lugano; stiamo lavorando su nuovi progetti, con la collaborazione di alcuni investitori, in diverse realtà del motorsport e in una dimensione internazionale, con il supporto di brand automobilistici di grande rilievo”.
Accordo di partnership fra BAK Economics e Impact Hub Ticino
Leo Isolani con “l’uniforme” di ambasciatore nello sport di Swiss Federalism
Lei è reduce da un’analoga avventura imprenditoriale alle isole Canarie, dunque anch’essa all’estero. Com’è andata e quali esperienze ha tratto dalla sua precedente attività in terra spagnola?
“Per quanto riguarda la mia esperienza in Spagna posso dire che ero stato chiamato da alcuni imprenditori per occuparmi di un progetto piuttosto importante che, però, per diversi motivi, non è mai stato realizzato; proprio per questa ragione, posso affermare di aver imparato molto da questa sconfitta. Una simile esperienza mi ha insegnato a valutare meglio persone e progetti e, allo stesso tempo, a credere sempre nelle mie idee”.
Il motorsport è una disciplina affascinante, benché pressoché vietata nella Confederazione Elvetica, e tutto ciò nonostante la presenza di una storica scuderia di Formula 1 come la Sauber. Approfittiamo della sua esperienza sul campo per chiederle come evolverà l’automobilismo nei prossimi anni, quali errori dovrà evitare e quali opportunità dovrà cogliere, secondo lei…
“L’automobilismo è storicamente uno dei settori maggiormente interessati dall’innovazione, è sicuramente interessante vedere come le nuove tecnologie vengano applicate nel motorsport; quello che mi sento di dire è che questo sport ha da sempre regalato adrenalina e spettacolo al pubblico, credo perciò che si debba trovare un giusto equilibrio tra tecnologia e spettacolo”.
Il Canton Ticino dice sì ai pagamenti allo Stato in Bitcoin
Che cosa le piace della Svizzera, e perché? E che cosa no, eventualmente? Può operare confronti con altre Nazioni o realtà di sua conoscenza?
“Della Svizzera apprezzo certamente il valore e l’importanza che dà al lavoro, la professionalità e la preparazione di molti esperti del motorsport. Apprezzo inoltre la precisione nel lavoro e la correttezza nel riconoscimento di un eventuale sbaglio, cosa di cui in altri Paesi ho purtroppo notato la mancanza”.
Popolare anche in terra elvetica, la Velocità in Salita è la disciplina nella quale lei scelse di impegnarsi fin da giovanissimo. Che cosa la spinse ad avvicinarsi alla specialità forse più pericolosa del motorsport? Come descriverebbe, come riassumerebbe i suoi tanti anni di “racing” lungo i pendii?
“Diciamo che la mia passione per l’automobilismo nasce con i rally; l’adrenalina, la purezza e la difficoltà di questa disciplina hanno fatto sì che io mi specializzassi nei rally. Il passaggio alla Velocità in salita è stata quasi una conseguenza automatica della mia avventura nei rally. Me ne sono innamorato, ho trovato la mia dimensione e ho cercato di dare tutto me stesso in questo settore del motorsport. Ho però avvertito l’esigenza di portare qualcosa di nuovo all’interno della realtà della Velocità in salita, di creare spettacolo per il numeroso pubblico che ci seguiva”.
Valeria Cattaneo: “Io a Lugano? Una… sognatrice di marmo!”
Gli osservatori ricordano la sua straordinaria visibilità ai tempi delle cronoscalate. Può dirci qualcosa di più sulle sue (efficaci) strategie di comunicazione dell’epoca? Aveva “un segreto”, per così dire?
“Semplicemente, ho cercato di mettermi nei panni dello spettatore, dell’appassionato, ma anche dello sponsor e ho tentato di capire che cosa volessi vedere se fossi stato in un paddock delle cronoscalate e ho pensato soltanto ad una cosa: lo spettacolo. L’intrattenimento è un concetto davvero basilare e semplice, ma sicuramente d’effetto. Certamente i tempi sono cambiati e di conseguenza cambiano le strategie di comunicazione, ma credo sempre che lo scopo debba essere quello dell’intrattenere e del dare spettacolo, semplicemente modificando i modi per farlo. Il nostro è stato un team di riferimento nelle Cronoscalate, sia per gli investitori, ma anche per il pubblico e gli stessi sportivi; è stato infatti premiato dalla FIA e dell’ACI Sport come ‘Miglior Team’. Sono davvero orgoglioso di essere stato in grado di fare la differenza, affiancando il prestigio del brand Ferrari ai numerosi sponsor che hanno creduto nelle nostre strategie di comunicazione”.
Com’era e com’è il suo rapporto con la Ferrari, giudicato per più anni di fila il brand di maggior valore al mondo? Secondo la sua sensibilità, che cosa manca complessivamente alla Gestione Sportiva per ritornare imbattibile nei Gran Premi? Le piaccione Carlos Sainz junior e Charles Leclerc?
“Quando ho deciso di dedicarmi completamente alla Velocità in Salita ho pensato soltanto ad un nome: Ferrari. La Ferrari è stata subito d’accordo con il mio progetto, ha creduto in me e nelle mie idee ed ha continuato a farlo nel corso degli anni e per questo gliene sarò sempre grato. Credo che la Ferrari sia sempre una grande squadra, che ha deciso di investire e di credere in due giovani e talentuosi piloti come Carlos Sainz junior e Charles Leclerc; da parte mia, non posso che essere d’accordo con questa scelta e spero davvero che riescano ad esprimersi al meglio e a far vedere a tutti di che cosa sono capaci”.
È confronto fra i cinque Paesi di lingua tedesca a Lugano
Le mancano l’Italia o le Marche? Indipendentemente dalla risposta, positiva o negativa che sia, potrebbe articolarci le motivazioni di ordine economico, politico e sociale che sostengono il suo giudizio?
“L’Italia è la mia casa e nelle Marche ho famiglia e affetti a cui tengo molto, ma avevo bisogno di nuovi stimoli nel mio lavoro e sentivo di non averne più nella mia regione d’origine; sentivo la necessità di cambiare realtà e di trovare un ambiente e delle persone che potessero comprendere appieno i miei progetti e che potessero aiutarmi nella loro realizzazione”.
Quali sono il suo rammarico e il suo rimorso più grandi? C’è qualcosa che si è pentito di avere fatto o al contrario di non avere fatto, nella vita così come nella carriera di pilota, e perché?
“Immagino che tutti abbiano dei rimorsi nella vita ed io non faccio eccezione; purtroppo, mi sono reso conto di avere, a volte, posto fiducia nelle persone sbagliate. Non sono stato in grado di valutarle in maniera oggettiva e soltanto il tempo ha potuto svelare la loro vera natura. Per quanto riguarda la mia carriera di pilota mi rammarico di non essere riuscito a vincere un Campionato Italiano, direi piuttosto combattuto, per pochissimi secondi…”.
Il fumetto “Le Guardie del Papa” ora disponibile in italiano
A sessantuno anni, lei rivela una straordinaria propensione al mantenimento della forma fisica e all’occupazione dei social network con contenuti di taglio giovanilistico. Si sente un po’ un novello Peter Pan o c’è qualcosa di più? Chi “è” veramente Leo Isolani e come descriverebbe se stesso, indole compresa, a qualcuno che già non la conoscesse?
“Credo fermamente che la cura del proprio corpo sia essenziale anche per il benessere psicologico. Mi sento bene con me stesso, e probabilmente non sono mai stato così in forma, nemmeno quando ero più giovane; mi rammarico di non aver cominciato a curare la forma fisica tempo fa. Utilizzo i social per diversi motivi, per cercare di trasmettere e far comprendere agli altri la mia passione per il motorsport, per la cura del proprio corpo e, perché no, anche per far sorridere. Mi reputo una persona positiva, un sognatore, un gran lavoratore e un papà che cerca di dare sempre il massimo in tutto quello che fa”.