Italia, “Sul Recovery Fund un’impostazione centralistica”
Donatella Tesei (Umbria) e Giovanni Toti (Liguria) denunciano l’assenza di risposte sul ruolo delle Regioni e l’attribuzione di appena 82 miliardi a nuove progettualità
In Italia monta l’insoddisfazione delle Regioni per le modalità di impiego dei fondi che saranno messi a disposizione dall’Unione Europea per il contrasto alla pandemia di coronavirus, che parrebbero trascurare il più importante ente pubblico territoriale.
“Sul cosiddetto ‘fondo per il recupero’ – dichiara Donatella Tesei, Presidente della Regione Umbria – nonostante le indicazioni del ministro Vincenzo Amendola (titolare del Dicastero per gli Affari Europei, ndr), non c’è ancora una risposta definitiva sul ruolo delle Regioni, anche per le turbolenze con cui è alle prese l’esecutivo nazionale”. “E Comunque”, ha aggiunto la Tesei, “il mio giudizio è che si tratti di un’impostazione centralistica…”.
127 miliardi di euro sottratti al debito
Per la Governatrice umbra, “su un totale di 209 miliardi di valore del Recovery Fund, soltanto 82 sono per nuove progettualità, perché 127 miliardi di prestiti sono per opere già previste, per non aumentare il debito pubblico. Le Regioni non dovrebbero avere, attualmente, una quota da gestire autonomamente, mentre va ancora capita la dimensione del ruolo regionale sia nella fase programmatoria sia attuativa”.
E ancora: “Stiamo chiedendo chiarezza al Governo, Stefano Bonaccini (presidente della Regione Emilia-Romagna nonché al vertice della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, ndr) ha chiesto un incontro diretto ma ancora non è stato possibile, ragione per cui resta il punto interrogativo sul ruolo delle Regioni.
Per ora ciascuna Regione, su richiesta del Governo, ha inviato alla Conferenza solo un compendio di progetti cantierabili di ogni tipo, senza scelte di carattere politico-strategico. La Conferenza ha mandato al Governo solo una serie di importi complessivi sulle sei linee del piano desumibili dagli importi progettuali delle Regioni.
Non c’è stato alcun confronto politico strategico sui progetti regionali, proprio perché mancano i cardini per impostare questo ragionamento: il ruolo delle Regioni, se programmatorio o solo attuativo, e se siano o meno destinatarie di un quantum di fondi per le esigenze regionali, pur nelle linee strategiche individuate”.
Sono gli enti pubblici locali il Paese reale
In conclusione: “Se questa resta l’impostazione del Governo, è un errore. Perché condividere con le Regioni e gli enti locali questi progetti consentirebbe non solo di andare verso scelte utili al Paese, ma anche di poterle realizzare nei tempi molto stretti previsti per il Recovery. Tutti i presidenti delle Regioni ritengono utile che una parte delle risorse sia loro affidata e poi vi siano progetti in accordo con quanto viene stabilito dalla Conferenza Stato-Regioni”.
24 Regioni all’Europa: “Coinvolgeteci nel Recovery Plan…”
“Il Recovery Plan è un esercizio esoterico, non l’hanno visto nemmeno i ministri”, ha aggiunto tra il serio e il faceto il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.
“Per quello che ho letto, credo che tutti i partiti voteranno a favore del Recovery, ma poi voglio vedere come si attuerà…”.