L'anidride carbonica o CO2 è un pericoloso gas inquinante

In Svizzera tre volte “no” contro l’ambientalismo di maniera

Gli elvetici hanno respinto le iniziative sui pesticidi e l’acqua e la nuova legge sul CO2, accogliendo la norma di contrasto al terrorismo e gli aiuti COVID

La tornata di voto del 13 giugno in Svizzera si è conclusa con un risultato di “due a tre”, in pieno stile Campionati Europei di Calcio, dunque segnatamente con una sconfitta di misura degli iniziativisti e, in particolare, delle istanze ambientaliste.
Il popolo elvetico ha infatti respinto le due iniziative sui pesticidi e l’acqua potabile e la nuova legge sul CO2, mentre ha accolto la norma sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo nonché la base legale per la gestione della pandemia di coronavirus.

I cinque argomenti in votazione in Svizzera il 13 giugno 2021

Esito del referendum sulla Legge sul CO2 (Fonte: swissinfo.ch)
Esito del referendum sulla Legge sul CO2 (Fonte: swissinfo.ch)

Gas serra, bocciatura senz’appello, soprattutto nelle aree rurali

Dopo tre anni di dibattiti in Parlamento e una campagna che ha diviso sia il mondo economico che i movimenti per il clima, la nuova legge sul CO2 è stata respinta alle urne.
È successo un poco a sorpresa, considerando il vantaggio dei favorevoli nei sondaggi, tanto più che il testo è stato bocciato dal 51,6 per cento dei votanti.
A far pendere l’ago della bilancia sono stati i Cantoni più rurali. La partecipazione al voto è stata del 58,9 per cento degli aventi diritto.
Si tratta di una vittoria dell’industria petrolifera e dei trasporti e soprattutto dell’Unione Democratica di Centro (UDC, destra conservatrice), unico partito ad opporsi alla revisione in Parlamento.

Secondo loro, la nuova legge era inefficace ed eccessivamente onerosa per cittadini e aziende: sarebbe costata alla collettività e all’economia dai 30 ai 40 miliardi di franchi e l’onere aggiuntivo per una famiglia di quattro persone sarebbe stato di almeno 1500 franchi l’anno.
La normativa aveva come obiettivo il dimezzamento, entro il 2030, dei gas a effetto serra emessi dalla Svizzera rispetto al 1990, conformemente agli impegni assunti nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima.
Essa si basava in gran parte sul principio “chi inquina paga”, con una ridistribuzione alla popolazione e alle imprese della maggior parte delle tasse riscosse.

L'inquinamento atmosferico contribuisce al riscaldamento globale
L’inquinamento atmosferico contribuisce al riscaldamento globale

Approvata dal Parlamento nel settembre 2020, la nuova legge conteneva misure relative ai veicoli stradali, al traffico aereo, alle emissioni industriali e al risanamento degli edifici.
Prevedeva in particolare una tassa compresa tra i 30 e i 120 franchi sui biglietti aerei di voli in partenza dagli aeroporti della Confederazione Elvetica, un incremento da 5 a 12 centesimi al litro del sovrapprezzo che gli importatori di carburanti avrebbero potuto applicare a benzina e diesel e un aumento della tassa CO2 sul gasolio.
“Il fatto che un’approvazione avrebbe aumentato i prezzi per chi si muove in auto, per il riscaldamento e le vacanze è stato recepito”, si è rallegrato il deputato dell’UDC Mike Egger, aggiungendo che “una legge con così tanti articoli è tutt’altro che liberale e ingabbia l’economia”.
Inoltre, “l’influenza a livello globale della Svizzera, che ha già fatto molto per la protezione del clima, è piccola”, ha detto.

La Svizzera e i “fantastici quattro” della democrazia diretta
L’etica della competitività e lo spirito del federalismo

La bocciatura odierna è stata accolta con soddisfazione anche da una parte degli attivisti per clima. “La legge sul CO2 andava nella direzione sbagliata: prendeva di mira le persone e tralasciava i grandi inquinatori”, ha commentato a Keystone/ATS Franziska Meinherz, del comitato referendario per un’ecologia sociale.
“Il risultato mostra che la popolazione non vuole misure che provocano un rincaro dei costi”, nella vita di tutti i giorni, ha seguitato la Meinherz, membro del collettivo “Sciopero per il clima”.
“La legge”, ha aggiunto, “avrebbe definito la politica climatica per dieci anni e la Svizzera avrebbe proseguito sulla sua traiettoria attuale”.
A suo avviso, “per raggiungere la neutralità climatica già nel 2030, come chiede il collettivo, bisogna innanzitutto intervenire nei settori che generano più emissioni”.
Franziska Meinherz ha citato a questo proposito gli importatori di automobili – la Svizzera è il Paese europeo che proporzionalmente acquista più veicoli a trazione integrale dall’estero – e il settore finanziario.
“Le emissioni di quest’ultimo sono 22 volte maggiori di quelle della popolazione e dell’industria messe insieme”, ha sottolineato.

Esito dell'iniziativa popolare “Per un'iniziativa senza pesticidi” del 13 giugno 2021 (Fonte: swissinfo.ch)
Esito dell’iniziativa popolare “Per un’iniziativa senza pesticidi” del 13 giugno 2021 (Fonte: swissinfo.ch)
Esito dell'iniziativa popolare “Per acqua potabile pulita e cibo sano” del 13 giugno 2021 (Fonte: swissinfo.ch)
Esito dell’iniziativa popolare “Per acqua potabile pulita e cibo sano” del 13 giugno 2021 (Fonte: swissinfo.ch)

Il 60 per cento vuole continuare a usare i prodotti fitosanitari

Le due iniziative per ridurre e proibire i prodotti fitosanitari nell’agricoltura sono state ufficialmente respinte.
Nessuno dei due testi, giudicati dai più troppo radicali, è riuscito a convincere la maggioranza della popolazione e dei Cantoni senza margini di dubbio.

Si tratta di un duro colpo per i promotori delle iniziative, che sono state respinte entrambe con una maggioranza superiore al 60 per cento.
Inoltre, trattandosi di proposte di modifica della Costituzione Federale, i due testi necessitavano della doppia maggioranza fra popolo e Cantoni per essere approvati.

I rappresentanti dei partner di "Orticoltura" a Ins: da sinistra a destra, Willy Kessler, Nadja Umbricht Pieren, Christoph Ammann et Christian Hofer (Foto: Carole Parodi/Agroscope)
I rappresentanti dei partner di “Orticoltura” a Ins: da sinistra a destra, Willy Kessler, Nadja Umbricht Pieren, Christoph Ammann et Christian Hofer (Foto: Carole Parodi/Agroscope)

Su 26 Cantoni, però soltanto Basilea Città si è espresso a favore delle proposte, mentre tutti gli altri Stati le hanno bocciato ambedue, spesso in modo inequivocabile.
Ginevra e Zurigo sono stati i soli altri ad avere percentuali incerte (53,1 per cento/50,7 per cento acqua potabile, 50,7 per cento/52,1 per cento pesticidi).

Waldstätte e i Cantoni “forestali” agli albori della Svizzera…
La Presidenza della Confederazione Elvetica dal 1848 a oggi

L’ultimo sondaggio della SSR, realizzato a metà maggio dall’Istituto gfs.bern, aveva rilevato che il 53 per cento degli interpellati aveva intenzione di rifiutare l’iniziativa “Acqua potabile pulita e cibo sano” e il 51 per cento l’iniziativa popolare “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici”.
Le proiezioni dimostrano che nell’ultimo periodo la mobilitazione per il “no” ha preso nettamente piede.
Le proposte hanno perso terreno anche tra gli svizzeri all’estero, negli ambienti universitari e nelle famiglie ad alto reddito, che sono in generale tra i maggiori sostenitori delle iniziative.

Esito del referendum sulla Legge Federale sulle Misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) (Fonte: swissinfo.ch
Esito del referendum sulla Legge Federale sulle Misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) (Fonte: swissinfo.ch

Il contrasto al terrorismo: “sì” doveva essere e “sì” è stato

La Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT), combattuta da un referendum, è stata accettata dalla maggioranza dei votanti.
“Sì” doveva essere e “sì” è stato domenica 13 giugno per la nuova legge contro il terrorismo. Seppur in perdita di velocità nelle ultime settimane (l’ultimo sondaggio prevedeva una proporzione di favorevoli del 62 per cento), i fautori della revisione l’hanno spuntata con il 56,6 per cento.
Soltanto a Basilea Città la riforma è stata respinta, mentre in alcuni Cantoni (ad esempio, Svitto o i due Appenzello) è passata per pochi voti.
La legge è stata messa a punto dopo l’attentato al giornale satirico francese Charlie Hebdo nel 2015, che ha spinto il Governo svizzero a varare una nuova strategia per la lotta al terrorismo.
La nuova norma permetterà all’Ufficio Federale di Polizia (fedpol) di prendere una serie di misure contro un individuo sospettato di rappresentare una minaccia, anche se “non ci sono prove sufficienti per avviare un procedimento penale”.
I provvedimenti contemplati sono i seguenti: Obbligo di partecipare a colloqui; divieto di avere contatti con altre persone radicalizzate; divieto di lasciare il Paese; divieto di lasciare e di accedere ad aree determinate; arresti domiciliari; carcerazione in vista di rinvio coatto
Nel maggio 2019, fedpol aveva assicurato che queste misure avrebbero riguardato solo “alcune decine di persone”.
Possono essere imposte a partire dai 12 anni di età, tranne gli arresti domiciliari che saranno applicabili a partire dai 15 anni, e avranno anche una durata limitata. Sempre per quanto concerne gli arresti domiciliari, ci vorrà anche l’avallo di un giudice.

Un terrorista armato di pistola automatica
Un terrorista armato di pistola automatica

“La legge non è diretta soltanto contro le cosiddette minacce terroristiche: può essere anche usata per perseguire la legittima protesta politica”, afferma Patrick Walder, dirigente della sezione svizzera di Amnesty International, in una prima reazione dopo i risultati della votazione.
A tal proposito i Verdi hanno indicato che presenteranno un’iniziativa parlamentare per definire più precisamente il concetto di terrorismo inserito nella legge. “Una definizione che”, sostiene il consigliere agli Stati glaronese ecologista Mathias Zopf, “dovrebbe seguire quella inserita nella Legge federale sulle attività informative, che presuppone un pericolo per la vita, l’integrità fisica e la libertà degli individui”.

I monumenti svizzeri? Un tesoro “nascosto” da valorizzare…
La democrazia ateniese? Rivive tra Glarona e l’Appenzello…

Per i favorevoli, tra cui il Governo e la maggioranza del Parlamento, la legge consente di colmare le lacune nella strategia di lotta al terrorismo. “Le misure attualmente possibili, quali ad esempio i programmi di deradicalizzazione, non sono sufficienti”, ha sottolineato il Consiglio Federale nel proprio opuscolo informativo.
I favorevoli sostengono anche che la nuova base giuridica è compatibile con i diritti fondamentali, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e i relativi trattati delle Nazioni Unite.

Gli arresti domiciliari devono essere approvati da un giudice e tutte le misure possono essere impugnate presso il Tribunale amministrativo federale.
Mauro Tuena, Consigliere Nazionale per l’Unione Democratica di Centro, che fungeva da portavoce della commissione preparatoria del dossier, ha dal canto suo assicurato che le promesse mantenute durante la campagna saranno rispettate. “La legge”, ha rammentanto reagendo al risultato della votazione, “è pensata per lottare contro i terroristi e non contro gli estremisti”.
Egli non ha però risparmiato critiche agli oppositori, affermando che pensare di ribaltare il risultato impugnandolo in tribunale dimostra mancanza di stile e incapacità di saper perdere.

Esito del referendum sulla Legge sul COVID19 (Fonte: swissinfo.ch)
Esito del referendum sulla Legge sul COVID19 (Fonte: swissinfo.ch)

Coronavirus: la gente è dalla parte degli aiuti alle aziende

La cosiddetta Legge COVID19 ha ottenuto un ampio sostegno da parte dell’elettorato svizzero con il 60,2 per cento di “sì”.
La base legale per la gestione della pandemia è stata sottoposta al giudizio popolare in seguito a referendum.
Il popolo svizzero è stato il primo al mondo a potersi esprimere sulla gestione della crisi sanitaria delle proprie autorità. Le misure introdotte per far fronte alla pandemia e aiutare economicamente chi ne è stato colpito sono state pertanto approvate in maniera equivocabile dall’elettorato.
Nell’ultimo sondaggio SSR, realizzato a fine maggio, il 64 per cento degli interpellati aveva dichiarato di voler votare “sì”.
Il “no” si concentra nei cantoni della Svizzera centrale, cui si aggiungono Turgovia, Appenzello Interno e Appenzello Esterno: si tratta di Cantoni che sono stati teatro di diverse manifestazioni contro le restrizioni introdotte per contenere il virus.
Lo scorso settembre il Parlamento ha approvato una legge che dà una solida base legale alle decisioni prese dal Governo tra la metà di marzo e la metà di giugno dello stesso anno. Si tratta di provvedimenti entrati in vigore senza il consueto intervento del legislativo.

L'esito (positivo) di un test per il COVID19
L’esito (positivo) di un test per il COVID19

Le misure, infatti, non erano tutte contemplate dalla legge sulle epidemie e l’esecutivo le ha adottate d’urgenza fondandosi sulla Costituzione, la quale permette al Governo, in presenza di un pericolo, di prendere provvedimenti in virtù del diritto di necessità.
Quest’ultimo ha una validità di sei mesi oltre i quali, per prolungare le misure, va elaborata una legge. Ed è quello che è successo con la cosiddetta legge COVID19.
Diversi comitati cittadini, tra cui gli “Amici della Costituzione”, si sono in seguito opposti al testo e hanno raccolto un numero sufficiente di firme per sottoporre la legge a referendum.
Gli oppositori ritengono la legge superflua, ingiusta e discriminatoria. Sostengono che la maggior parte delle misure possa essere introdotta senza conferire particolari poteri al Governo. Proprio questo aspetto preoccupa i promotori del referendum, che vi vedono un pericoloso precedente che permetterebbe all’esecutivo di imporre un regime autoritario.

L’Europa dei piccoli Stati e un federalismo appena abbozzato…
È scaricabile l’opuscolo “La Confederazione in breve” 2021

Criticano poi i tempi troppo brevi in cui si è elaborata la legge. Pur ammettendo che contenga anche aspetti positivi, ne considerano altri deleteri, come gli aiuti ai media.
Una parte protesta inoltre contro quelle che vengono ritenute misure anti-COVID “arbitrarie”. Il passaporto vaccinale, ad esempio, discriminerebbe chi non intende farsi vaccinare.
Nessuno dei principali partiti politici svizzeri ha raccomandato di respingere la legge. L’Unione Democratica di Centro (UDC, destra conservatrice) ha deciso di lasciare libertà di voto al proprio elettorato.

Il sostegno alla legge COVID19 è rimasto elevato e consistente dall’inizio della campagna nonostante gli oppositori si siano dimostrati combattivi, denunciando le “privazioni di libertà” imposte dal Governo che avrebbe fatto “ammalare di paura” la popolazione.
Dall’altra parte, i sostenitori hanno ricordato che misure quali telelavoro, chiusura di ristoranti, scuole e negozi, così come la vaccinazione, non hanno nulla a che vedere con la legge COVID19, il cui obiettivo è, prima di tutto, quello di regolare gli aiuti finanziari di cui beneficiano un milione di persone e 100.000 aziende.
“Il ‘sì’ del popolo alla legge COVID19 rassicura i favorevoli riguardo proprio agli aiuti finanziari futuri”.
Lo ha dichiarato il Consigliere agli Stati Philippe Bauer, del Partito Liberale Radicale (PLR, destra). Gli svizzeri hanno votato in modo “saggio ed efficace”, ha detto.
“Con un ‘no’, il testo sarebbe decaduto il 30 settembre e con esso gli aiuti, che saranno necessari anche nei mesi a venire”, ha precisato il parlamentare di Neuchâtel.

L'inflazione può essere un serio pericolo per l'economia reale
L’inflazione può essere un serio pericolo per l’economia reale

Gli fa eco la vicepresidente del Partito Socialista, la Consigliera Nazionale Barbara Gysi, secondo cui “il ‘sì’ alla legge può essere anche interpretato come un ‘sì’ al superamento della crisi”.
La federazione elvetica della ristorazione GastroSuisse si è rallegrata del sostegno al testo. “Questo sì che dimostra che il popolo non vuole lasciar affondare le imprese in difficoltà”, sottolinea il presidente dell’organizzazione Casimir Platzer.
“Molti impiegati e datori di lavoro possono tirare un sospiro di sollievo”, si legge in una nota del comitato economico “Sì alla legge COVID19” che, oltre a GastroSuisse, riunisce anche l’Unione Svizzera delle Arti e Mestieri (USAM), la Federazione Svizzera del Turismo, l’Unione dei Trasporti Pubblici e diverse altre organizzazioni economiche.

Il popolo e i Cantoni svizzeri liquidano il burqa e il niqab
Legge sul CO2: per la Svizzera e per i Cantoni s’ha da fare

Il risultato non scoraggia però i Giovani UDC. Questi ultimi hanno annunciato che inizieranno una nuova raccolta di firme per un referendum contro le modifiche della legge risalenti al 19 marzo scorso.
“In caso di nuovo referendum, ci attendiamo un ‘no’ alla legge COVID19, poiché i favorevoli non potranno più nascondersi dietro agli aiuti finanziari”, ha assicurato all’agenzia Keystone-ATS il loro presidente David Trachsel.
La nuova raccolta di sottoscrizioni ha già ottenuto il sostegno degli “Amici della Costituzione”, i quali si sono detti soddisfatti del fatto che la campagna “molto forte” degli ultimi messi abbia risvegliato una buona parte degli svizzeri, malgrado la sconfitta alle urne.
Contattato dall’agenzia Keystone/ATS, il copresidente Werner Boxler assicura che la “lotta per ripristinare la sovranità del popolo” non è che all’inizio.
(Fonte: swissinfo.ch)

Referendum e iniziative al vaglio in Svizzera
Referendum e iniziative al vaglio in Svizzera

Iscriviti alla nostra newsletter


Noi esistiamo anche per informare ed essere informati, è una delle nostre mission. Quando sei qui su questo sito è come se fossimo insieme fisicamente magari chiacchierando del più e del meno o parlando di business. Ma quando sei “lontano” ha la possibilità comunque di rimanere in contatto con noi iscrivendoti alla nostra Newsletter !

    I nostri partner strategici



    Who we are


    Swissfederalism è una associazione moderna che segue il processo di trasformazione digitale e si configura come un ente completamente digitalizzato e presente in rete. Se hai bisogno di noi, noi siamo qua! in rete, sul web!

    Swiss Federalism

    Per la tua sicurezza


    Siamo molto sensibili al tema della riservatezza e della protezione dei dati dei nostri clienti e degli utenti che visitano il nostro sito perché la riservatezza è un valore importante.

    Fai una donazione


    Swissfederalism è una associazione no profit che vive grazie alle donazioni e alle quote degli associati. Abbiamo bisogno del vostro sostegno!

    Puoi inviare la tua donazione sul seguente conto:

    IBAN: CH15 0873 1557 4858 1200 1

    Intestatario del conto: Swiss Federalism 8737 Gommiswald

    Numero conto: 5574.8581.2001

    Clearing: 8731

    BIC/SWIFT: LINSCH23

    Privacy Preference Center