Ben-Dror Yemini: “Sono le bugie la misura dell’antisionismo”
Autore del libro “L’industria della menzogna”, il 67enne scrittore di Tel Aviv mette in guardia l’Europa dall’antisemitismo camuffato da ideali
Ben-Dror Yemini è nato a Tel Aviv il 17 febbraio 1954 da una famiglia ebrea yemenita. Ha studiato materie umanistiche e storia all’Università di Tel Aviv, dopodiché si è laureato in legge.
Una vola ottenuto il diploma, ha lavorato come consigliere del Ministro israeliano dell’assorbimento dell’immigrazione, diventandone in seguito il portavoce.
Nel 1984, ha iniziato la propria carriera di giornalista. Il suo libro “Political Punch” è una critica della politica e della società in Israele. A partire dal 2003 e sino al 2014, Yemini è stato il redattore della pagina delle opinioni di “Maariv”.
Trent’anni più tardi, Ben-Dror ha iniziato a scrivere per il quotidiano “Yedioth Ahronoth”. In quello stesso 2014 è stato autore del saggio “L’industria della menzogna”, in cui esprime le proprie opinioni sulla narrazione antiisraeliana da parte dei gruppi di estrema sinistra.
Il razzismo emerso nelle attività di consulenza in Svizzera
לקראת פגישה עם ראש עיריית סקרמנטו (בירת קליפורניה), הקהילה היהודית ואורחים נוספים ומרתקים, במסגרת משלחת של שאראקה. הסיפור המלא ביום שישי הבא sharakango@ pic.twitter.com/HMGH13t0v2
— Ben-Dror Yemini (@BDYemini) November 12, 2021
La maggior parte dei suoi articoli di giornale sono destinati a confutare quelle che lui considera affermazioni anti-Israele. Ha pubblicato articoli sul conflitto fra Gerusalemme e il mondo arabo, in cui esamina le questioni del genocidio, dei rifugiati, del capitale palestinese e arabo, dello status degli arabi israeliani, del multiculturalismo e dello stigma sociale delle donne.
Sostiene che “l’antisionismo è un antisemitismo politicamente corretto”.
E aggiunge, in una sintesi massima del suo orizzonte valoriale: “Allo stesso modo in cui gli ebrei sono stati demonizzati, Israele viene demonizzato; allo stesso modo in cui è stato negato il diritto degli ebrei ad esistere, il diritto all’autodeterminazione viene negato ad Israele; e allo stesso modo in cui gli ebrei sono stati presentati come una minaccia per il mondo, Israele viene presentato come una minaccia per il pianeta”.
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Qual è la differenza tra antisemitismo e antisionismo? Esiste una chiara linea di demarcazione dove finisce il primo ed inizia il secondo?
“È una questione centrale che confonde molte persone. Un giorno un giudice americano disse: ‘Non so definire cosa sia la pornografia ma so riconoscerla quando la vedo’. Penso che lo stesso valga per l’antisemitismo. La domanda che ci si deve porre quando ci si interroga se un comportamento o frase sia antisemita oppure semplicemente critica nei confronti di Israele è: ‘stanno mentendo oppure no?’ Se qualcuno critica Israele senza mentire e con spirito onesto allora si tratta di sano criticismo. Per esempio, è più che legittimo criticare le politiche di occupazione, come d’altra parte molti israeliani fanno. Se invece Israele viene attaccato attraverso la menzogna, allora non si tratta più di una critica onesta ma di un tentativo pretestuoso per delegittimare il Paese e il suo carattere ebraico in quanto tale. Qui inizia l’antisemitismo”.
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L’antisemitismo è diffuso nella sinistra europea?
“Alcuni a sinistra credono di poter dire qualsiasi cosa. Non bisogna generalizzare, c’è infatti una grande differenza tra la sinistra antisemita e quella che lotta veramente per la giustizia sociale. Tuttavia, va riconosciuto che le menzogne di cui parlavo prima non sono marginali nella sinistra pro-palestinese che in realtà è e antiisraeliana. Essa incoraggia i palestinesi a mantenere il loro rifiuto per Israele, cosa che non farebbero se non avessero questo tipo di supporto internazionale. Così facendo perpetuano le sofferenze dei palestinesi e rallentano il processo di pace. Non si tratta di un fenomeno marginale, bensì di un sentimento diffuso nelle élite intellettuali che assumono atteggiamenti antisemiti senza spesso nemmeno rendersene conto. Dicono di essere contro l’esistenza di ogni Stato nazionale, ma poi si mobilitano soltanto contro uno di questi: Israele ed il suo carattere ebraico. Negano ad Israele il diritto di esistere e chiedono il diritto di autodeterminazione dei palestinesi senza però rispettare quello degli ebrei”.
Molti partiti di sinistra di diversi Paesi europei hanno creato una sorta di alleanza con movimenti musulmani radicali…
“Ci sono diversi casi di convergenza tra l’estrema sinistra e il jihadismo. L’estrema sinistra sta così a fianco di persone che sono contro i diritti umani e quelli delle donne. I jihadisti parlano apertamente dello sterminio degli ebrei, come ha detto recentemente uno dei leader di Hamas. Se tu ti affianchi a questi movimenti, dai loro credibilità e legittimità agli occhi dei palestinesi e boicotti così il processo di pace e di riconciliazione. In fin dei conti sei contro i palestinesi perché perpetri le loro sofferenze nella situazione attuale”.
La disumanità dei primi rivoluzionari germe delle catastrofi
לפני למעלה מעשור הופעתי עם אורי זכי בארה”ב, כשהיה שליח “בצלם”. גם אז, גם בהמשך, זכי היה ונותר ציוני אדוק.
בשנים האחרונות “ציונות” מזוהה עם הימין. במובן הזה, המינוי של זכי ליו”ר מרכז הרצל הוא מינוי חשוב. ציונות היא מכנה משותף. גם של רוב הימין. גם של חלק גדול מהשמאל pic.twitter.com/j0rxAylunu— Ben-Dror Yemini (@BDYemini) September 22, 2021
Lei si riferisce dunque soprattutto ai legami tra la politica europea e i Fratelli Musulmani?
“Voi europei non vi rendete conto del pericolo che si corre legandosi a questi movimenti, jihadisti e radicali. Nel mondo arabo ci sono invece ormai molte voci, anche importanti, che si alzano contro l’islamismo. Questo anche perché ne toccano le conseguenze con mano. Gli islamisti uccidono soprattutto altri musulmani, che rappresentano il 98 per cento delle vittime dei jihad globale”.
Parte della sinistra israeliana vede nell’estremismo di destra la più grande minaccia per gli ebrei in Europa e accusa Netayahu di averla rafforzata attraverso i suoi endorsement ai partiti populisti. Lei che cosa ne pensa?
“Non mi piacciono le connessioni che Netanyahu ha avuto con Viktor Orban e con i leader di altri movimenti populisti europei. Vedo però che alcuni leader europei, a partire da Federica Mogherini, vanno a visitare Teheran. Dico quindi: non dateci lezioni. Voi cooperate con regimi molto più oscuri dell’Ungheria di Orban”.
(il presente articolo di approfondimento appartiene a un reportage speciale realizzato dal giornalista Luca Steinmann per il quotidiano italiano “La Verità”)