Stanisław Obirek: “Attenzione all’antisemitismo senza ebrei”
Il docente di Storia del Cristianesimo a Varsavia compara odio e prese in giro del popolo d’Israele nel mondo, evidenziando i pericoli latenti
Teologo, storico, antropologo culturale ed ex gesuita, Stanisław Obirek è nato il 21 agosto 1956 a Tomaszów Lubelski in Polonia.
Oggi professore aggiunto di Storia del Cristianesimo presso il Centro di Studi Americani dell’Università di Varsavia, alla cui carica è stato nominato dal Presidente della Repubblica Polacca il 19 settembre 2011, è la figura giusta per tastare il polso dello strisciante antisemitismo che permea l’odierna società della sua Nazione, sempre più spesso con accenti anti-israeliani.
Dopo essersi diplomato nel 1975, ha studiato teatro all’Università Jagellonica di Cracovia e un anno dopo è entrato nell’Ordine dei Gesuiti sotto l’influenza di Stanisław Musiał. Ha completato il noviziato a Stara Wieś nel Voivodato di Podkarpackie), ma è stato ordinato sacerdote a Napoli nel 1983 e ha professato i voti nel 1991.
Centomila persone hanno manifestato in #Polonia contro la ultima decisione della Corte costituzionale che ha messo in discussione il primato del diritto comunitario. L’importanza di queste proteste ci spiega Stanislaw Obirek, Univ. #Varsavia @RaiNews @msapia24 pic.twitter.com/vtfkrb5xHM
— Marina Lalovic (@MarinaLalovic) October 11, 2021
Dal 1994 al 1998 è stato rettore del Collegio dei Gesuiti di Cracovia, diventando l’anno successivo docente al College of the Holy Cross di Worcester nel Massachusetts americano e nel medesimo 1999 professore all’Università di Łódź, al cui magistero è stato riconfermato nel 2006. Dal 1998 è stato pure titolare della cattedra di Storia e Filosofia della Cultura presso l’Accademia filosofico-pedagogica dei Gesuiti “Ignatianum” di Cracovia.
Le sue dichiarazioni severe sulle condizioni della Chiesa Cattolica Romana in Polonia, specialmente sul culto di Papa Giovanni Paolo II, gli valsero feroci attacchi da parte dei vescovi del suo Paese. Nel 2005 è stato punito dal Provinciale dell’Ordine dei Gesuiti con un anno di silenzio, provvedimento al quale lo studioso reagì dimettendosi e lasciando il sacerdozio.
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Lei ha la sensazione che i comportamenti antisemiti in Europa siano in crescita? Quali sono le ragioni?
“La crescita dell’antisemitismo è un fenomeno globale legato alla crescita di correnti fondamentaliste all’interno di tutte le principali religioni mondiali. A partite dal cristianesimo, dall’islam e dall’ebraismo. La crescita del fondamentalismo cristiano è particolarmente evidente nell’Europa centrale ed orientale e si sovrappone alla ridefinizione identitaria dei popoli che hanno vissuto nel blocco sovietico. Ciò sta conducendo alla nascita di nuovi etno-nazionalismi che traggono legittimità da una specifica interpretazione del cattolicesimo. Si tratta di un fenomeno che nella storia abbiamo già visto. Già quando la Polonia ottenne l’indipendenza nel 1918 vide la crescita di un forte antisemitismo che colpiva gli ebrei polacchi, che allora erano il 10 per cento della popolazione totale. Alcuni movimenti, come il partito Democrazia Nazionale, credevano nel darwinismo sociale e interpretavano il cattolicesimo come fonte di legittimazione del proprio antisemitismo. Si creava così una correlazione tra nazionalismo antisemita e religione cattolica che è riemerso dopo l’indipendenza del 1989. Oggi in Polonia la crescita del fondamentalismo cristiano si mischia con fattori autoctoni come la ridefinizione identitaria, la giovinezza della nostra democrazia e le radici storiche dell’antisemitismo polacco”.
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I dati mostrano che gli attacchi antisemiti in Polonia e nell’Europa dell’Est sono minori rispetto che nell’Ovest. Come se lo spiega?
“L’antisemitismo polacco non è particolarmente aggressivo, si tratta soprattutto di una ridicolizzazione degli ebrei, di dichiarazioni pubbliche e di pregiudizi. Potremmo definirlo un antisemitismo senza ebrei, dato che ormai il numero degli ebrei polacchi è molto ridotto. La maggior parte dei polacchi di oggi non ha esperienze di convivenza con gli ebrei, la maggior parte dei quali sono stati uccisi o sono emigrati. In alcuni Paesi dell’Europa occidentale dove gli ebrei sono più numerosi, come in Francia, la maggior parte degli attacchi violenti contro sinagoghe e centri culturali ebraici sono commessi da persone musulmane che identificano gli ebrei come espressione di Israele, che ritengono essere la fonte del male della loro regione di origine”.
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Non vede quindi caratteristiche comuni nell’antisemitismo europeo?
“Non particolarmente se non per quanto riguarda l’affermazione del fondamentalismo religioso, che però è un fenomeno mondiale. In Occidente c’è un antisemitismo espresso da persone musulmane e un nuovo antisemitismo legato alle posizioni anti-israeliane di alcuni movimenti di sinistra. Ciò non esiste ad Oriente, dove invece è maggiormente diffuso un sentimento di diffidenza verso gli ebrei nelle società mentre i governi sono quasi tutti sostenitori delle politiche di Israele”.
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Ci sono delle differenze tra antisionismo e antisemitismo? Dove finisce il primo ed inizia il secondo?
“In Inghilterra Corbyn non si dichiarava antisemita, eppure ha legittimato posizioni all’interno del partito laburista che di fatto erano antisemite. Per esempio, il boicottaggio di accademici israeliani perché non parlassero nelle università. Alcuni accademici di sinistra dicono di criticare il governo israeliano perché di destra ma generalizzano la loro critica nei confronti di tutti ebrei. In alcuni casi si assiste ad un mix tra idee intellettuali e posizioni anti-israeliane che diventano antisemite perché colpiscono genericamente gli autori israeliani che vogliano parlare di arte e cultura ebraica negli atenei. Questo fenomeno non esiste in Polonia…”.
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Il governo populista polacco ha avuto un fortissimo scontro con quello di destra israeliano in merito alle responsabilità storiche dei polacchi durante la Seconda Guerra Mondiale. Esiste una correlazione tra affermazione dei nazionalpopulismi e la crescita dell’antisemitismo?
“Si tratta di un vero e proprio conflitto violento tra il governo polacco di destra che inizialmente era un grande amico di quello di destra israeliano e che ora gli è invece molto ostile, anche se in Israele è cambiato presidente. Il pomo della discordia è l’interpretazione della storia. Negli ultimi anni il governo polacco sta promuovendo una reinterpretazione della storia moderna. Ha iniziato con Solidarność mettendo in ombra Lech Wałęsa a favore dei gemelli Kaczyński. Poi ha favorito la pubblicazione di libri e studi che minimizzano il coinvolgimento dei polacchi nell’Olocausto. Vorrebbero dimostrare che i polacchi furono vittime di due totalitarismi, quello nazista e quello sovietico, al pari degli ebrei. Certamente i polacchi furono vittime ma in molti presero parte attiva nell’uccisione degli ebrei. I nuovi studi minimizzano questo fatto e si concentrano invece sui polacchi che aiutarono gli ebrei. Israele non accetta questa riscrittura della storia e questo ha portato a un forte scontro”.
(il presente articolo di approfondimento appartiene a un reportage speciale realizzato dal giornalista Luca Steinmann per il quotidiano italiano “La Verità”)