Alberto Nicolini: “La città dei Pico è sempre all’altezza”
L’editore di distrettobiomedicale.it e co-organizzatore di “Innovabiomed” nei segreti di un territorio carico di storia così come ricco di grandi innovazioni
A Mirandola, dove l’Emilia tende la mano al Veneto e alla Lombardia, dove la famiglia Pico regnò per quattrocento anni su un fazzoletto di terra eretto in Stato sovrano, cuscinetto fra la Mantova dei Gonzaga e la Modena e la Ferrara degli Estensi e dove la gente reagisce a un terremoto disastroso aumentando il valore dell’esportazione e del Prodotto Interno Lordo territoriale, c’è un uomo che si è fatto carico di un’iniziativa coraggiosa e importante.
Alberto Nicolini, mirandolese DOC, classe 1957, fondatore quarantacinque anni or sono dell’emittente Radio Pico, è infatti l’editore e il promotore del portale distrettobiomedicale.it, il cui scopo è la valorizzazione del principale distretto continentale di produzione e ricerca dei dispositivi in campo biomedico, principale antagonista degli analoghi cluster di Minneapolis e Los Angeles, per raggiungere i quali occorre però attraversare un oceano.
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Ragioniere dal 1976, libero professionista due anni più tardi, imprenditore e consigliere di amministrazione di varie società a partire dal 1986 (fra cui di una multiutility emiliana e di diverse, importanti industrie manifatturiere), dottore in Economia e Gestione delle Imprese nel 2015, Alberto Nicolini attualmente è l’azionista di controllo di un gruppo formato da quattro aziende, che impiegano complessivamente venticinque addetti.
I settori di attività comprendono l’editoria (tre emittenti radiofoniche e le menzionate pubblicazioni specializzate nel settore biomedicale), servizi di comunicazione, ufficio stampa ed organizzazione di eventi, nonché attività di networking nell’Unione Europea, con un particolare focus nelle aree di mercato di Modena, Reggio nell’Emilia, Bologna, Ferrara, Mantova, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Rovigo e Trento, là dove in Italia l’imprenditorialità è nel contempo legge e abitudine.
Lo abbiamo intervistato alla vigilia della seconda edizione di “Innovabiomed”, il network place per l’innovazione biomedica che sarà accolto dal Centro Congressi Palexpo di Verona il 2 e 3 luglio e che esordì nel 2018 nel medesimo proscenio scaligero…
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Lei è stato l’artefice del portale Internet distrettobiomedicale.it, dando vita ad un aggregatore di notizie tematiche sul cluster industriale mirandolese che, precedentemente, non esisteva. Che cosa l’ha spinta a farlo, che storia ha e quali obiettivi di lungo periodo si dà?
“Nel 2011 incontrai una delegazione di dirigenti della Sanità Militare Russa e fui presentato come l’editore del periodico ‘La Plastica della Vita’, il magazine specializzato per il Distretto Biomedicale Mirandolese. Alla loro richiesta, naturale e spontanea, di che cosa fosse il distretto biomedicale mirandolese, mi resi conto che una risposta breve era necessariamente limitativa e che non esisteva una presentazione completa della nostra realtà industriale. Ne parlai con il dottor Mario Veronesi, che mi aiutava con il giornale, che per altro portava lo stesso nome del suo libro, ‘La Plastica della Vita’, appunto, proponendogli l’idea di un portale web. L’idea fu stroncata con un crudele commento in dialetto che vi risparmio. Non desistetti ed appena vide prendere forma il progetto ne intuì l’utilità e ne divenne un sostenitore, fino al punto che andò lui stesso in giro per le aziende a promuoverlo, come si vede dalle foto che pubblichiamo nella gallery del sito. A distanza di anni gli obiettivi sono ancora attuali: attrarre competenze ed investimenti, presentando il valore del Distretto Biomedicale Mirandolese attraverso le notizie e le opportunità di collaborazione multidisciplinare, con particolare attenzione per l’innovazione”.
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L’organizzazione di un network place di settore rappresenta un notevole salto di qualità e quantità per un imprenditore in precedenza votato all’editoria e alla consulenza aziendale. Che cos’è esattamente “Innovabiomed”, quali prospettiva ha e perché la scelta di Verona come location?
“L’idea di un evento dedicato all’innovazione per il biomedicale nacque dalla collaborazione con Medtech Italy, una fiera che si tenne a Modena nel 2013 e 2014. Gli organizzatori tedeschi ci avevano scelto per la comunicazione e l’ufficio stampa, ma quando cambiarono di proprietà, Medtech Italy fu accorpata in Medtech Europe a Stoccarda e, quindi, il lavoro fatto per due anni con l’evento modenese sarebbe andato perso. Cercai i responsabili di Democenter Modena, un ente pubblico che aveva collaborato con Medtech Italy, e li incontrai presso il Tecnopolo di Mirandola per proporgli di sviluppare un progetto condiviso, ma la cosa non ebbe seguito. Alcuni mesi dopo Marco Gibertoni (manager mirandolese del settore) ed il dottor Carlo Adami (medico veronese), presero contatto con noi per illustrarci un loro progetto, già approvato da Veronafiere, che sarebbe poi diventato ‘Innovabiomed’, il network place per il settore biomedicale. ‘Innovabiomed’ è dedicato all’incontro e al confronto fra gli esperti della produzione di dispositivi medici, i professionisti e i ricercatori del settore biomedicale, allo scopo di mettere in connessione discipline, competenze e professionalità diverse, contribuendo così alla crescita di un settore di primaria importanza per il Paese, cioè l’Italia, e per l’Unione Europea”.
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Il distretto biomedicale di Mirandola è un’eccellenza europea in analogia con Los Angeles e Minneapolis, le quali però si trovano oltre Atlantico. Quali sono i suoi punti di forza, gli elementi di debolezza e che cosa gli manca per migliorare ancora?
“I principali punti di forza, a mio parere, sono tre: 1) la stretta collaborazione con medici e ricercatori; 2) l’altissimo standard di competenze diffuse a tutti i livelli nel ciclo produttivo di dispositivi monouso ed apparecchiature biomedicali, dove grandi squadre di specialisti lavorano negli stabilimenti che oggi sono di proprietà di società multinazionali, ma che furono fondati dal dottor Mario Veronesi, dai suoi soci e dalla prima generazione di manager formatasi tra gli anni 70 e 90 del Novecento; 3) lo stesso standard di competenza diffuso tra i fornitori altamente specializzati del territorio, partner indispensabili per l’innovazione di prodotto e di processo. Per continuare a migliorare, occorre infatti mantenere il ‘metodo e incentivare le piccole e medie aziende ad aprirsi all’Europa ed al mondo, impegnandosi per dare continuità all’attività d’impresa nel momento storico molto delicato degli inevitabili passaggi generazionali, dentro e fuori dall’ambito familiare”.
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Lei si dice ispirato da Mario Veronesi, il padre del cluster biomedicale nonché un vero e proprio creatore seriale di nuove imprese. Che cosa è rimasto a Mirandola del suo insegnamento, in generale nella memoria collettiva e in che cosa rappresenta una sua personale fonte di ispirazione?
“Il ‘metodo’ di cui parlavo prima. Il dottor Veronesi ha sempre scelto di formare delle squadre di specialisti nelle rispettive competenze e quando un giornalista gli chiese come mai avesse sempre fondato le proprie aziende a Mirandola rispose ‘A me di questa terra mi piace la gente’ , letterale anche nella sgrammaticatura. Poi, per stare sempre con i piedi ben piantati per terra, ogni tanto mi viene da sorridere pensando a come sarebbero stati ‘coloriti’ i commenti del Dottore sulle cose che succedono nel Distretto ed a me in particolare, come questa intervista”.
Si parla ancora di #Innovabiomed2018. #RassegnaStampa #VeronaSette @pressVRfiere pic.twitter.com/XcW8aF4SCa
— Innovabiomed Official (@Innovabiomed) February 9, 2018
Il suo gruppo è risultato vincitore, in partnership con altre realtà europee coordinate dall’Università Tecnica di Atene, del progetto comunitario “ImPURE”, che ha grande attinenza con il distretto biomedicale mirandolese. Ci può spiegare di che cosa si tratta, qual è il ruolo del suo portale e che obiettivi si dà?
“Il progetto imPURE è uno dei ventitré selezionati e finanziati nell’ambito del programma UE Horizon 2020 per fronteggiare le problematiche emerse con il dilagare della pandemia da COVID-19; in particolare, il progetto comprende la realizzazione di una piattaforma di supply chain dove andranno inserite aziende specializzate nelle varie fasi di produzione di dispositivi ed apparecchiature biomedicali. Al nostro portale distrettobiomedicale.it è stato riconosciuto il ruolo di networker, proprio per le relazioni ed i contatti sviluppati nel settore durante tutti questi anni. Dopo che avremo portato a termine con successo questo progetto, che scade nel maggio 2022, cercheremo di valorizzare questa esperienza e le relazioni acquisite per elaborarne altri, mettendo sempre la salute al centro”.
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Che cosa pretende dai suoi collaboratori e quali atteggiamenti le danno maggiormente fastidio nel prossimo, in special modo in ambito lavorativo o imprenditoriale?
“Penso che onestà, impegno a migliorare le proprie competenze e spirito di squadra, siano caratteristiche necessarie nella vita di tutti, e quindi anche sul lavoro. Gli atteggiamenti che mi infastidiscono di più sono quelli di chi vuol far credere di essere quello che non è, con la supponenza dei mediocri”.
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C’è qualcosa che rimprovera alla classe dirigente locale, modenese ed emiliano-romagnola del passato, in rapporto al territorio in cui vive? E che cosa chiede alla politica attuale?
“Il nostro territorio è stato emarginato per decenni da parte dei dirigenti politici provinciali e regionali. Poi, a causa del terremoto del 2012, si sono accorti dell’importanza delle nostre aziende e delle nostre competenze ed hanno cercato di rimediare, anche se dopo nove anni continuiamo a non avere infrastrutture adeguate e non abbiamo neppure idea di quando e se potremo mai averle. Siamo stati bravi ad arrangiarci per cinquant’anni prima del sisma e la mia impressione è che dovremo continuare a farlo, nonostante le promesse. Siamo competitivi nonostante gli handicap e questo, negli equilibri territoriali regionali, può essere un motivo per continuare a rinviare”.
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Si criticano spesso le infrastrutture viarie e ferroviarie attorno a Mirandola, soprattutto alla luce del suo sviluppo industriale a partire dagli Anni 60. Se è vero che l’isolamento consentì alla città di resistere quale Stato indipendente per quattrocento anni sotto la signoria della famiglia Pico, che cosa farebbe lei di specifico per rilanciare la città che le ha dato i natali e l’area “dell’ex Ducato”?
“Non possiamo lamentarci se noi stessi non siamo stati capaci di esprimere rappresentanti politici in grado di raggiungere risultati adeguati. Sembra che il Distretto Biomedicale Mirandolese sia un valore che appartiene solo a noi cittadini della ‘Area Nord’ della provincia di Modena. Secondo noi è un valore dell’Italia e dell’Europa e come tale va rivendicato. Il nostro Ducato è una bella pagina di storia, di cui andare fieri. Del nostro Pico della Mirandola, uno dei più grandi filosofi rinascimentali, voglio ricordare questa frase: ‘l’Uomo è il più dignitoso delle creature viventi, perché può scegliere cosa diventare. È l’unico, sulla terra, a non avere un destino già segnato; è l’unico che ha nelle proprie mani la possibilità di forgiare la propria vita’. Questa frase fu citata da Sergio Marchionne (italo-canadese ma cittadino svizzero) in un discorso che tenne a Mirandola il 5 novembre del 2010. Di nostro vogliamo ricordare che la radio nata a Mirandola esattamente quarantacinque anni fa si chiama Radio Pico e continua ad essere parte essenziale del Gruppo di Aziende di cui ho la responsabilità”.
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Che cosa pensa della Svizzera e quale è la natura della sua attuale collaborazione con il Consolato Generale di Milano della Confederazione? Intravede qualche sbocco personale o aziendale in terra rossocrociata?
“La Svizzera è un modello di federalismo che funziona ed è un peccato che se ne parli poco sui nostri media. Con il Consolato di Milano, ed in particolare con lo Swiss Business Hub, abbiamo in corso interessanti rapporti di collaborazione proprio per questo. Diamo visibilità nel settore biomedicale alle iniziative che di volta in volta vengono presentate in Italia, cercando di contrastare il disinteresse della stampa nazionale verso la Confederazione Elvetica”.
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In che misura la Svizzera è presente nel territorio mirandolese, al di là del recente investimento della ticinese Medacta nella start-up Aferetica, specializzata nella pulizia degli organi da trapianto?
“A parte il caso da voi citato, ho saputo di alcune collaborazioni non occasionali in diversi settori clinici. Per esempio, ci sono stati congressi scientifici in Asia nei quali un’importante azienda svizzera ed una media impresa del distretto si sono presentate assieme con grande successo. Per ovvie ragioni di riservatezza non posso dire di più, ma credo che in futuro potranno esserci interessanti sviluppi strategici. A questo proposito sono sempre più utili momenti di incontro, e qui torniamo all’importanza del nostro ‘network place’ Innovabiomed. Diamoci appuntamento tra un anno per riparlarne e vedrete che il distretto della piccola città dei Pico ed il network place europeo ‘Innovabiomed’ saranno stati all’altezza delle aspettative…”.
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